ALLEGRI STA DISTRUGGENDO DYBALA E IL POPOLO JUVENTINO NE SOFFRE E LA JUVENTUS RISCHIA DI PERDERLO

La Juventus rischia di perdere Dybala,il giocatore da tempo no ne può più di Allegri

Chiellini è la ragione necessaria. Ronaldo quella sufficiente. Chiellini è l’abnegazione, la volontà, la generosità e, oggi, la storia juventina. Ronaldo è l’esaltazione, “ciò che t’innalza” (direbbe Goethe) ma che ha bisogno di qualcosa, il lavoro degli altri, da innalzare.
Ma perché, invece, Dybala è un mito? Perché i tifosi juventini non soffrirebbero la cessione di Pjanic, Cuadrado, Douglas Costa più di tanto e invece patirebbero immensamente quella della Joya?

Perché Paulo Bruno Exequiel Dybala è uno dei pochi giocatori al mondo che sembra divertirsi (e si diverte) quando gioca a pallone. E trasmette il suo divertimento a chi lo guarda: ai tifosi, al pubblico, agli addetti ai lavori. In un presente dominato dalla potenza, dal rigore tattico, dal monitoraggio… Dybala esalta il fondo sempre più nascosto e lontano del calcio: la sua essenza ludica. Rispetto a tutti i grandi adulti che lo circondano, lui è un ragazzino sulla spiaggia, in un cortile, su un marciapiede che prende a calci un pallone, lo tira contro una staccionata e lo “stoppa”, poi prova a metterlo nel “7” della porta disegnata su un muro. Dybala è l’antidoto al calcio inteso come ragion di stato, rapporto costi/benefici, questa formula venefica che dall’economia impera ormai in tutto: politica, gioco, sentimenti.

Il suo attuale adattamento ragionieristico al ruolo di centrocampista viene rimosso dalla gran parte dei tifosi e degli amanti del pallone in virtù della classifica, dei risultati, del famoso rapporto costi/benefici. Ma, in cuor nostro, lo sappiamo: il gioiello, che rifulge di luce, improvvisazioni, ispirazioni, così è appannato.
Appannato… quando davanti a sé avrebbe il fulgido futuro dei fuoriclasse, dei fuori ruolo. Quel futuro, che a noi ricorda un passato dal nome Sivori. Invece Paulo, oggi, è uno Stradivari che non fa il primo violino. Tutt’al più la viola di raccordo. Intonatissima, virtuosa, ma di raccordo.
La contraddizione del genio adattato fa, in parte, soffrire il popolo juventino, per altro appagato dal presente, ma certo, coprire in un ferreo scrigno tattico tale tesoro, non può nascondere un senso d’amarezza. Suo e nostro.

Eventuali, stratosferici risultati cancelleranno tutto? Anche la voce delle sirene che sempre più numerose nuotano intorno a la Joya, per portarlo da un’altra parte e diventare quel primo violino, direttore d’orchestra, sublime pianista, voce unica?Omar Savoldi (Ilbianconero.com)

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