Antonio Conte resta alla guida del Chelsea, almeno nell’immediato: il consiglio d’amministrazione del club londinese gli ha rinnovato una fiducia a tempo. Nonostante la disfatta di Watford, la seconda pesante sconfitta di fila, Roman Abramovich non sembra intenzionato a licenziarlo. E non solo perché il Chelsea è atteso da un ciclo di partite delicate, tra le quali la doppia trasferta a Manchester e la sfida di Champions League contro il Barcellona. Ma anche perché non si sarebbe trovato nell’immediato un successore all’altezza.

Il candidato più accreditato alla panchina dei Blues per la prossima stagione è Luis Enrique che però – anche in queste ore – avrebbe confermato la propria indisponibilità a subentrare in corsa. Da qui la scelta obbligata della società, che ha preferito prendere tempo. Nel frattempo Conte ha concesso tre giorni di riposo ai suoi giocatori, una scelta inattesa e insolita per il tecnico italiano, accusato dal suo arrivo di regimi d’allenamento troppo intensi per il calcio inglese. In sua difesa si è schierato il capitano dei Blues, Gary Cahill: “Siamo noi giocatori che dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Il manager ha svolto un lavoro assolutamente fantastico”.

CONTE VISTO DA WILKIPEDIA

Considerato uno degli allenatori più validi in attività,[4][5][6] nel 2005 inizia la sua attività sulla panchina del Sienacome vice di De Canio, e nella stagione 2008-09 ottiene il titolo di campione nel campionato cadetto con il Bari, riportando i pugliesi in Serie A. Passato sulla panchina della Juventus nell’estate del 2011, è campione d’Italia per tre stagioni consecutive (impresa che in precedenza era riuscita solo a CarcanoCapello e Mancini, e successivamente ad Allegri)[7], oltre ad aver vinto due Supercoppe italiane nel 2012 e nel 2013. Dal 2014 al 2016 è stato il commissario tecnico della nazionale italiana. Dal 2016 è l’allenatore del Chelsea, club con cui vince la Premier League 2016-2017.

Tecnico dotato di carisma e personalità,[12] Conte ha cominciato la sua carriera da allenatore utilizzando stabilmente l’offensivo modulo 4-2-4,[13] cosa che gli fece guadagnare da parte degli addetti ai lavori l’iniziale fama di «integralista» tattico.[14][15] Negli anni seguenti ha saputo smentire tale nomea mostrandosi avvezzo a cambiare schemi, nonché la sua idea di gioco, in funzione dei giocatori a disposizione in rosa;[14][15][16] in questo senso, ha optato per moduli altrettanto offensivi come il 4-3-3[17][18] e il 3-4-3,[19] o più coperti come il 3-5-2[14] e il 3-5-1-1.[15][20]