DONNARUMMA A SALERNO TRIPLETTA E RIMPIANTI/VIDEO

In realtà di errori non ce ne sono. Tripletta, sì, di Donnarumma, sì. Ma nessuna svista, come potrebbe pensare chi non mastica troppo bene il mondo della Serie B. Per tutti gli altri le spiegazioni sono allora quasi superflue, visto che Alfredo Donnarumma è ormai da tempo una certezza di quel campionato cadetto che non sembra mai destinato a lasciare per davvero. Segna, tanto, eppure nella casella delle presenze in Serie A c’è ancora il numero zero, cifra invece lontanissima dalle statistiche di quella che può essere la sua stagione più prolifica. Uno, due e tre, che poi è come dire centouno, centodue e centotre, visto che Alfredo di Torre Annunziata, solo omonimo di Gigio e Antonio del Milan, ha ora toccato la tripla cifra in carriera nelle marcature. La sua è così una storia a parte, lontana dai pali di San Siro, ma scritta sempre partendo dalla Campania e nella stessa città che (nello stesso anno!) ha dato alla luce Ciro Immobile, altro che vive per il gol come lui.

La serata da sogno del Donnarumma meno conosciuto è arrivata allora all’Arechi, contro la sua vecchia squadra a cui non avrebbe mai voluto far del male ma a cui, alla fine, ha fatto malissimo. La prima rete dopo cinque minuti, la seconda dopo nove, e la terza, col cucchiaio da fuori area, dopo trentadue. Pallone portato a casa in un amen e primo posto da capocannoniere blindato, quasi con la semplicità e il dominio di chi è troppo forte per la categoria. Da solo ne ha fatti 13, di gol, lasciando il suo “vice” in graduatoria, Mancuso del Pescara, molto più indietro a 8. Alfredo sta diventando un cannibale dei campi della B, ma la A quando arriverà?

Presto, giurano in molti. Specie ora che a 28 anni la maturità è già quella giusta da tempo. Per uno la cui storia e il passato di riflettono perfettamente in campo: bravo a tenere la palla, a far salire la squadra, a lottare, pressare, recuperare il possesso (come nel terzo gol alla Salernitana) e, ovviamene, segnare. Spirito di sacrificio imparato fin da quando lasciò casa a 14 anni per rispondere alla chiamata del Catania. O come quando, a 16, un infortunio sembrava avergli sbarrato la carriera. E invece no, Donnarumma il calcio non lo ha mai lasciato, ha riconquistato tutto a suon di gol e non è stato certo un caso che i suoi vecchi tifosi, una volta sostituito nel finale, lo abbiano applaudito. Per lui a Salerno due stagioni, preso da svincolato dopo la prima grande esplosione col Teramo: in Lega Pro nel 2015 gli abruzzesi centrano una storica promozione, poi cancellata per illecito sportivo. Lui di gol ne fa 22 insieme ai 21 di un certo Gianluca Lapadula. Non valgono la B per la società ma per lui sì.

In granata arrivano dunque 20 gol in 71 partite, prima di salutare tutti e segnare ancora tantissimo con l’Empoli, lo scorso anno. Quello di un altro campionato vinto (la sua terza promozione in carriera dopo la prima col Gubbio a 14 anni) e sempre a suon di reti. 23, secondo nella classifica dei bomber solo al compagno Ciccio Caputo, che oggi segna e stupisce anche in A contro Cristiano Ronaldo. Donnarumma, invece, è rimasto ancora “indietro”. Ha scelto il Brescia e il Brescia ha scelto lui, sempre in B. I suoi numeri raccontano di 13 gol in 12 partite. Su 35 tiri totali, il che significa che ogni tre conclusioni segna. Un gol ogni 71 minuti contando i due anche in Coppa Italia. Record su record. E forse ben presto più nessuno storcerà il naso pensando a un Donnarumma vero goleador.