FLAMMIA ATTACCATO ALLA POLTRONA, ORAMAI E’ UNA FIGURA ENIGMATICA DEL POTENZA

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Come scritto in un precedente articolo nel calcio esiste una regola o meglio una “norma non scritta” nel rispetto del buon senso e del decoro personale, ovvero quella che a seguito dell’allontanamento della guida tecnica da parte della società automaticamente (ed elegantemente aggiungiamo noi) pervengono le dimissioni da parte di colui che ha costruito la rosa quindi ha agito in sede di mercato rispettando le esigenze tecniche dell’allenatore. Una consuetudine consolidata nel mondo del calcio e un atto dovuto nel rispetto della piazza che si rappresenta e della società per la quale si opera. Ma tale meccanismo noto ai più non è stato rispettato a Potenza dal ds Daniele Flammia che oltre a non avere competenze e esperienza nel ruolo di direttore sportivo(per onor di cronaca ricordiamo che Flammia ha solo trascorsi da team manager), nel tourbillon generale che ha portato al sollevamento dell’incarico del tecnico Agovino l’ancora attuale direttore sportivo del Potenza pur di rimanere attaccato alla poltrona e al proprio stipendiuccio non ha presentato alcune dimissioni o paventato l’idea di compiere un atto dovuto e di rispetto verso società, piazza e tifosi. Un atto dovuto anche nei confronti del tecnico Agovino con il quale il binomio era forte e consolidato tanto da essere il suo braccio destro fin dalle esperienze di Cava de’ Tirreni. Ma Flammia nonostante la società abbia deciso di affiancargli non uno ma ben due figure addette al mercato come Agostinelli e Grillo consci delle sue evidenti quanto note lacune tecniche e di conoscenza del settore, accetta in silenzio la situazione de quo nell’imbarazzo generale della proprietà e dello staff tecnico e dirigenziale. Emblematico anche il pensiero della tifoseria e della piazza che continua a chiedersi della presenza ambigua quanto inconcludente del ds all’interno della società. Da fonti vicine all’ambiente lucano qualcuno ha “giustificato” l’attuale presenza di Flammia nel fatto che il ds sia in possesso di quote societarie del Potenza assieme a Vangone e Vertolomo. In tal caso, ma notizia da verificare, sarebbe poco edificante per lo stesso Flammia sapere di essere direttore sportivo di una squadra solo perchè si è soci di minoranza o come succede nel calcio dell’immeritocrazia portatori sani di sponsor!   D’altronde non ci meraviglieremmo conoscendo le scarse competenze di Flammia e il perchè della scelta di affidargli un ruolo centrale all’interno della società, anche se a nostro modesto avviso l’incompetenza di Flammia ha portato a sperperare più soldi di quelli investiti dallo stesso ds nelle quote societarie se la notizia avesse riscontri fondati. In tal caso tornerebbero anche i conti del perchè delle mancate dimissioni e dell’ancora attuale presenza del ds nel Potenza nonostante l’esonero del tecnico Agovino. Permane il fatto che Flammia ne esce malissimo non solo da un punto di vista puramente tecnico ma anche e sopratutto morale ed etico. Le mancate dimissioni, sponsor o meno, ledono l’immagine societaria/dirigenziale del Potenza e di una piazza blasonata e storica che merita rispetto. Un atto dovuto nell’osservanza proprio di una tifoseria e della città che non merita teatrini del genere da parte del team manager che gioca a fare il direttore sportivo senza avere nè arte nè parte, perchè a leccarsi le ferite alla fine della fiera ogni volta sono solo gli sportivi rossoblù che a differenza dell’approssimato ds hanno vissuto in passato il calcio che conta. Potenza è esempio di signorilità, proprio come dichiarato in passato da Flammia, e non merita tali teatrini e mancanze di rispetto. Flammia togliesse il disturbo immediatamente, un atto dovuto in primis alla città di Potenza e poi verso se stesso e la società. Sergio Vessicchio

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