GARGANO: “I NAPOLETANI SONO DEI CAFONI, LAVEZZI VOLEVA PICCHIARE MAZZARRI CHE HA AVUTO PROBLEMI ANCHE CON ME…”

Walter Gargano torna a parlare. L’ex centrocampista azzurro, ai microfoni della radio messicana Rg, ha commentato la sua esperienza napoletana rilasciando delle dichiarazioni che faranno discutere, sul suo rapporto con Mazzarri ed i tifosi azzurri. Ecco la traduzione: “Paolo Betancourt mi ha portato in Italia, ci furono vari club che mi rifiutarono per la mia altezza ma fu il tecnico del Napoli, Edy Reja, che mi volle in azzurro”.

Quale fu la tua prima impressione arrivando a Napoli? È vero che gli italiani del Nord non amano particolarmente i partenopei? “Ho due figli napoletani, e posso dire che è vero. Napoli è una città folle e realmente caotica, unica. Ammiro il modo in cui vivono il calcio,  anche se non condivido la loro cultura”.

In che senso? “Sono insolenti, maleducati. Hanno degli atteggiamenti che qui sono al contrario. Qui la gente è molto educata, ti chiede le cose dicendo per favore, se stai cenando o pranzando aspetta il momento giusto. Lì, invece, in qualsiasi momento ti assalivano gridando nella loro lingua, il napoletano, “uè, gargà, vieni qua”, senza mai chiedere per favore. È unico per un calciatore, c’è una passione immensa: se le cose vanno bene non puoi uscire di casa, e se vanno male nemmeno!”.

Qual è stata la tua maggiore difficoltà d’adattamento al calcio italiano? “A livello tattico. Se non sei un calciatore tattico non vai avanti, è fondamentale il movimento senza palla, si allenano i movimenti della squadra in ogni situazione. Il calcio italiano, insieme a quello inglese, è uno di quelli più complicati”.

Com’è stato il tuo rapporto con Benitez? “Non ho niente di male da dirgli, gli sono grato perché sono tornato a Napoli grazie a lui. L’Inter voleva comprarmi, ma arrivò Mazzarri e con lui non c’erano dei problemi, ma delle divergenze d’opinione. Se mi dicono che una cosa è verde, ma io la vedo nera, per me continuerà ad essere nera. Ho molto carattere, e grazie a Dio ho sempre seguito le cose che per me sono giuste. Se c’era qualcuno che non era giusto, per me era questo signore. Sono cose che succedono, non c’erano problemi tattici: pensava che bastava dirmi “devi fare così, decido io”. Ok, decidi tu, ma sono io che vado in campo! Ha avuto problemi anche con Lavezzi, e non è stato mai riconoscente con me: ci fu un giorno in cui il Pocho voleva picchiarlo e fui io a fermarlo! Se non ci fossi stato io…”.

E perché voleva picchiarlo? “Perché Mazzarri voleva avere sempre l’ultima parola, aveva un carattere particolare e noi eravamo giovani e un po’ ribelli. Non gli piaceva nemmeno che bevessimo il mate (tipica bevanda sudamericana, ndr) negli spogliatoi  o che ascoltassimo la nostra musica. Sono cose caratteristiche per noi, e a lui non piacevano”.