MOGGI ASSOLTO NESSUNA DIFFAMAZIONE A FACCHETTI

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(ANSA) – MILANO, 15 LUG – Il Tribunale di Milano ha assolto l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, dall’accusa di avere diffamato in una trasmissione tv l’ex presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti (morto nel 2006). Il processo si era trasformato in una sorta di riedizione in tono minore del caso Calciopoli.”Finalmente ho avuto giustizia”.Così, stando a quanto riferito dall’avv. Maurilio Prioreschi, Luciano Moggi ha commentato la sentenza del Tribunale di Milano che lo ha assolto dall’accusa di avere diffamato l’ex presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti. L’ex dg della Juve non era presente in aula perché, come spiegato dal legale, “ha preferito andare al mare”. Il difensore ha spiegato che per lui è arrivata l’assoluzione, perché “ha riferito un fatto vero e in modo oggettivo”.

Il tribunale di Milano ha assolto l’ex Dg della Juventus Luciano Moggi dall’accusa di aver diffamato in una trasmissione tv l’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti (morto nel 2006). Il processo si era trasformato in una sorta di riedizione in tono minore del caso calciopoli. L’ex direttore della Juventus ha subito twittato: «Tribunale Milano Gf Facchetti vs @LucianoMoggi : Assolto perché il fatto non sussiste». “Finalmente ho avuto giustizia“. Così, stando a quanto riferito dall’avvocato Maurilio Prioreschi, Luciano Moggi ha commentato la sentenza del tribunale di Milano che lo ha assolto dall’accusa di aver diffamato l’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti. L’ex Dg della Juventus non era presente in aula perché, come spiegato dal legale, “dato il caldo ha preferito andare al mare“. Il difensore ha spiegato che per lui è arrivata l’assoluzione perché “ha riferito un fatto vero e in modo oggettivo“.

I FATTI – Luciano Moggi, prosciolto lo scorso marzo per prescrizione dalla Cassazione nel processo sul caso Calciopoli, era accusato di diffamazione nei confronti di Giacinto Facchetti per alcune affermazioni rese nella trasmissione tv ‘Notti magiche’ del 25 ottobre 2010. In particolare, Moggi, nel programma parlò di “telefonate” di Facchetti relative alle “griglie” arbitrali e di una “richiesta” da parte dell’allora presidente nerazzurro “ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari“. Il processo è scaturito dalla querela presentata da Gianfelice Facchetti, uno dei figli di Giacinto e assistito dal legale Corrado Limentani. Il pm Elio Ramondini aveva chiesto per Moggi una condanna a 10 mila euro di multa, parlando del “sistema Moggi” accertato dalla Cassazione e di una strategia difensiva mediatica per coinvolgere anche Facchetti “in una sorta di ‘così fan tutti‘”. Anche oggi nel corso delle repliche il pm ha spiegato che “il sistema Moggi ha tradito e minato alle fondamenta l’essenza del calcio e non è possibile attribuire a persone terze la realizzazione di questo sistema“. Nel corso del dibattimento avevano sfilato come testi Massimo Moratti, Javier Zanetti, l’ex designatore degli arbitri Pierluigi Pairetto, l’ex arbitro Massimo De Santis ed altri. A febbraio, inoltre, in aula c’era stata una stretta di mano tra Moggi e Moratti chiamato a testimoniare e poi su twitter l’ex Dg bianconero aveva scritto: “Mi sono lavato subito le mani“. Oggi il giudice della quarta sezione penale Oscar Magi ha assolto Moggi con la formula “perché il fatto non costituisce reato“.Questa è una vittoria morale da parte di Moggi perché viene riconosciuto da un tribunale civile che il processo di calciopoli in qualche modo fu monco per il famoso problema delle telefonate mancanti. Il fatto che Moggi abbia affermato che Facchetti si comportava come lui e questo non comporti diffamazione significa che la teoria della difesa di Moggi, ovvero che il comportamento tenuto dall’ex dg era un comportamento comune a tutti i dirigenti dell’epoca viene confermata. In fondo la stessa cosa l’aveva riconosciuta il procuratore federale Stefano Palazzi quando nel 2009 aveva scritto la sua famosa “relazione” con la quale accusava l’Inter di illecito sportivo salvo poi prescriverla per decorrenza dei termini.

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