MOGGI: “LA TRIADE VITTIMA DELLA GUERRA NELLA FAMIGLIA AGNELLI”

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La celebre triade composta da Giraudo, Bettega e Moggi che guidò la Juventus dagli anni novanta fino a Calciopoli fu fatta fuori nella guerra tra i discendenti dell’Avvocato Agnelli scatenatasi dopo la morte di quest’ultimo e del fratello Umberto all’interno della famiglia piemontese. Questo quanto rivelato dallo stesso Luciano Moggo ieri ospite al Football festival, rassegna dedicata al calcio, che si sta svolgendo nel centro di Perugia. «Eravamo orfani del potere, dopo la morte degli Agnelli e nella guerra tra i discendenti si volle far fuori la triade, cosa che non si poteva fare sulla base dei risultati ottenuti» ha spiegato Moggi.L’ex manager bianco nero è stato ieri sera il mattatore di un confronto a due con Oliviero Beha che ha attirato una audience di appassionati di cose calcistiche, in gran parte, ma non solo, di fede juventina. E di calcio si è parlato a tutto campo, in linea con gli obiettivi del neonato festival che si propone di esplorare i diversi aspetti del gioco più amato dagli italiani. Ma soprattutto si è parlato, ed era ovvio, di calciopoli, «qualcosa di studiato, per dimostrare che solo Moggi faceva quel che non si doveva fare», secondo Moggi.Nel racconto di quegli eventi la ricostruzione è stata minuziosa nei dettagli. Stimolato dalle domande di Beha è quindi entrato con la sua interpretazione nel cuore dei fatti che precedettero calciopoli. «Eravamo orfani del potere, dopo la morte degli Agnelli e nella guerra tra i discendenti si volle far fuori la triade, cosa che non si poteva fare sulla base dei risultati ottenuti». Non solo, ma tra i risultati ha rivendicato anche il progetto dello Juventus stadium. Alla Juventus di oggi ha riconosciuto meriti. «Può spendere perché fa soldi vincendo campionati ed andando in finale di coppa, e a Torino vincono perché sono i più bravi, non hanno debiti e conoscono i giocatori» ha concluso il suo intervento

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