REGGINA E MESSINA, ALTRO CHE SERIE D: IN CASO DI RETROCESSIONE ENTRAMBE LE SQUADRE RISCHIANO DI SPARIRE

0

La Reggina e il Messina rischiano di sparire dal mondo del calcio. La situazione, sportivamente drammatica, venutasi a creare a 10 giornate dalla fine del campionato, è molto lontana dalle aspettative d’inizio stagione, in cui nessuno poteva immaginare un simile epilogo. Se di “spareggi” si poteva parlare, fino ad agosto, sia a Reggio che a Messina si pensava ai play off per la serie B e non certo ai play out per evitare la serie D. Ma dietro il rischio di questa retrocessione c’è di peggio. Se Reggina e Messina piomberanno in D, molto difficilmente Foti e Lo Monaco saranno in grado di iscrivere le rispettive squadre al prossimo campionato di Dilettanti. Nel caso della Reggina, infatti, diventerebbe insostenibile mantenere l’azienda con la sua struttura del Sant’Agata e soprattutto con le rate del debito con l’Agenzia delle Entrate concordate con il Tribunale (si tratta di 500 mila euro l’anno per 15 anni). Evitare il fallimento scampato per un soffio la scorsa estate sarebbe un’impresa ai limiti dell’impossibile.

Nel caso del Messina, Lo Monaco vedrebbe vanificati tutti gli sforzi e gli investimenti degli ultimi anni: ha acquistato il club nel 2012 in serie D e da quel momento ha vinto due campionati, arrivando al primo posto dapprima in serie D dove il Messina marciva da cinque anni e dopo il fallimento della società dei Franza aveva cambiato cinque volte presidenti (Di Lullo, Di Mascio, SantarelliMartorano e Manfredi), poi anche in Seconda Divisione di Lega Pro lo scorso anno. Le ambizioni di Lo Monaco non sono mai state tanto nascoste: “arrivare quantomeno in serie B, al più presto“, ma adesso un ritorno nei Dilettanti potrebbe portare al totale disimpegno dell’imprenditore che messinese non è, che quindi ovviamente vede il Messina come un investimento e nulla più. Nonostante le smentite dei giorni scorsi potrebbe puntare tutto sull’acquisto di una società di serie B (proprio la Ternana?). E quindi per il Messina ricomincerebbe l’incubo degli anni scorsi: alla ricerca di una nuova proprietà che possa iscrivere la squadra in serie D, con la speranza di evitare altri speculatori.

A Reggio l’ambiente è abbastanza indifferente rispetto alla situazione del club: dopo 9 anni di serie A, con la squadra ultima in classifica in Lega Pro, i tifosi continuano a dare spettacolo sugli spalti in casa e in trasferta, il Granillo ha una delle medie di pubblico più elevate della categoria e gli Ultras continuano a testimoniare tutto il loro affetto nei confronti di una bandiera storica. Ma tra i tifosi disillusi e in contestazione nei confronti di Foti e della società sentiamo ribadire le stesse convinzioni che hanno portato alla rovina di quest’ultimo tempo. “Meglio il fallimento“, “Lillo vattene“, “porta i libri in tribunale“, “consegna la società al Sindaco“, “tanto ormai lo so che l’anno prossimo giochiamo a Gallico“.

A Reggio, evidentemente, ancora non s’è capito che al peggio non c’è mai fine. Eppure quanto accaduto negli ultimi anni dovrebbe essere d’insegnamento. Quando nel 2009 la Reggina retrocedeva dalla serie A alla serie B, in tanti ne erano convinti: “meglio così, che palle salvarsi sempre all’ultima giornata in A, almeno adesso in B vinciamo più partite e ci divertiamo di più“. E’ stato l’inizio della fine. Peccato perchè a Reggio c’erano tanti tifosi per cui la tanto vituperata “salvezza all’ultima giornatanon era poi una cosa così frustrante e vergognosa!!! In serie B la Reggina ha perso più partite di quelle che perdeva in serie A, poi nella stagione di DionigiPillon stava piombando in Lega Pro ed è riuscita a salvarsi soltanto all’ultimo secondo dell’ultima giornata, con la parata di Baiocco al 94° sul campo del Vicenza. Nell’anno successivo la retrocessione in Lega Pro è diventata realtà. “Meglio così, ci facciamo tanti bei derby, e poi in Lega Pro vinciamo tante partite. Torniamo a divertirci sui campi di una volta” dicevano i tifosi un anno fa. In realtà in Lega Pro la Reggina sta riuscendo nell’impresa di perdere persino più partite rispetto a quelle che perdeva in B, subendo umiliazioni e schiaffi senza precedenti, dal 4-0 di Lamezia al 4-1 di Messina, dal 2-0 di Cosenza alle partite perse meritatamente su campi come Ischia, Melfi e Savoia. E ancora bisogna andare sui campi di Aversa Normanna e Martina Franca.

Adesso il “meglio così” è diventato il fallimento, ma a chi sostiene questa discutibile tesi non è chiaro che la retrocessione in serie D e il conseguente fallimento farebbero scomparire il calcio a Reggio Calabria. Se la Reggina retrocede e fallisce, chi iscriverà la squadra al prossimo campionato? La gloriosa maglia amaranto farebbe la fine della Viola Basket che nel 2007 è fallita e s’è fermata, per due anni non ha partecipato ad alcun campionato, poi è tornata e soltanto adesso dopo otto lunghissimi anni sta riconquistando un minimo di dignità, ma sempre nelle categorie inferiori, ben lontana dai lustri dei tempi andati, e grazie ad una proprietà forestiera dopo l’acquisto del club da parte di Giancesare Muscolino, imprenditore di Gioia Tauro e patron della società reggina. E che dire della Medinex che tra 1996 e 2002 dominava in Italia e in Europa il Volley femminile? Sono passati 13 anni dal fallimento della storica società reggina nata nel 1964 con il nome Virtus Reggio Calabria ancor prima della Viola Basket (fondata nel 1966), ma adesso completamente sparita da ogni tipo di campionato. La città di Reggio, e il momento di grande crisi del calcio italiano, non sembrano fornire alcun tipo di soluzione alternativa rispetto all’attuale società, che resiste soltanto per spirito d’appartenenza, per passione, per “senso di responsabilità” (parole del Presidente Foti dopo la sconfitta con la Lupa Roma ad Aprilia) nonostante tutti i duri colpi subiti negli ultimi anni. Ogni rumors di possibili nuovi soci e/o acquirenti è andato a sciogliersi in questi ultimi mesi/anni come neve al sole. La Reggina retrocessa in D e fallita, senza Foti che in 28 anni ha scritto le pagine di storia più gloriose e importanti di questo club,rischierebbe di non giocare più partite di calcio in nessuna categoria per chissà quanto tempo. Questa è la realtà.

E per quanto possa fare schifo a determinati palati fini tipicamente “riggitani”, ogni tifoso e cittadino di buon senso, ogni appassionato di calcio o anche ogni reggino indifferente al mondo del pallone ma non a quello dell’economia, delle aziende e dei loro posti di lavoro, dovrebbe in questo momento tirar fuori le unghie per difendere ciò che di buono c’è ancora a Reggio, ciò che a Reggio ha dato lustro e orgoglio e che oggi si trova in difficoltà. A dire che ci sono problemi possiamo essere bravi tutti; è nel trovare le soluzioni che diventa tutto più difficile. Mancano 10 giornate alla fine del campionato, la Reggina in queste 10 giornate si gioca molto di più. Si gioca il suo futuro, si gioca il lavoro delle decine di dipendenti che operano in società con uno stipendio normale (dietro ogni società di calcio ci sono tanti impiegati che lavorano sodo senza gli emolumenti dei calciatori), si gioca la sopravvivenza. Così come il Messina. Per salvare la faccia, ma anche una categoria comunque importante come la Lega Pro (vedi la festa che è esplosa a Cosenza e Messina l’anno scorso quando sono riusciti a riconquistarla dopo tanto tempo) e il futuro.

Giuseppe Caridi

Lascia un commento