Bergamo, 7 marzo 2017 – Cocaina prima di andare allo stadio per poi compiere azioni violente. E’ quanto avrebbe fatto in più occasioni un gruppo di ultras dell’Atalanta, secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile di Bergamo che, insieme al Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato è intervenuta con un blitz antidroga negli ambienti del tifo atalantino. L’operazione, battezzata ‘Mai una gioia’, come il mantra ripetuto dai supporter in curva vede 11 custodie cautelari in carcere, 7 arresti domiciliari, 3 obblighi di dimora e 5 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Provvedimenti emessi dall´autorità giudiziaria nei confronti di 26 persone accusate, a vario titolo, di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina e resistenza a pubblico ufficiale.

Altre 14 persone sono indagate in stato di libertà, in totale quindi 40. Un gruppo di italiani, ma anche un albanese e un serbo, in prevalenza “ultras” della Atalanta – alcuni dei quali pregiudicati – che vendevano abitualmente droga, specie tra i tifosi atalantini. Tra gli indagati anche un insospettabile 73enne, un 63enne e il figlio di un magistrato in servizio alla Procura di Brescia. Dall’alba di oggi, martedì 7 marzo, sono state eseguite 14 perquisizioni domiciliari e sono stati notificati 30 avvisi di avvio del procedimento di emissione del Daspo oltre alla notifica di 10 provvedimenti di sospensione della licenza nei confronti di dieci gestori di esercizi commerciali bergamaschi – 9 in città e uno in provincia -, coinvolti a vario titolo negli episodi ricostruiti dalla polizia nel corso dell’inchiesta. Sono stati chiusi per un lasso di tempo che va da 15 giorni a tre mesi.

Le indagini, avviate nel settembre 2015, si sono concentrate al contrasto dell’attività di spaccio tra i frequentatori della movida. Queste indagini hanno permesso di acquisire gravi elementi indiziari nei confronti di un gruppo di giovani italiani, nonchè un albanese e un serbo, in prevalenza ultras dell’Atalanta. Tra questi anche dei pregiudicati, dediti allo spaccio di ingenti quantitativi di droga, anche tra i tifosi dell’Atalanta. Lo spaccio riguardava soprattutto la cocaina, ma nel corso dell’operazione sono stati sequestrati anche dieci chili di marjiuana e quattro di hascisc. Tra gli indagati ci sono anche anche un uomo di 73 anni e un altro di 63, oltre al figlio di un magistrato. La cocaina non solo veniva venduta ma anche consumata nei bagni di un bar e in alcuni casi anche all’interno dello stadio. I consumatori erano incappucciati per poi compiere azioni violente. Circostanza accertata anche prima dei noti tafferugli avvenuti, lo scorso 16 gennaio 2016, in centro a Bergamo e dopo la partita Atalanta-Inter, che aveva portato a contestare anche il reato di resistenza a pubblico ufficiale, riconducibile a comportamenti violenti alla fine del match. Le verifiche sono state fatte prima anche delle partite Atalanta-Napoli e Atalanta-Genova.

Insomma, una connessione spaccio di cocaina-tifoseria che mostra un inquietante spaccato sociale. Ma un’indagine che ha svolto anche un importante lavoro di prevenzione del tifo violento: “Partendo da un’indagine sullo spaccio e la movida bergamasca si è arrivati a individuare questa attività sistematica di spaccio che gravava sul lavoro già difficile delle forze dell’ordine chiamate a mantenere l’ordine pubblico”.  Nel corso dell’inchiesta, grazie a centinaia di ore di intercettazione con l’impiego di numerose telecamere nascoste, è stato documentato un vorticoso giro di denaro, e una serie di reati legati allo spaccio come la violenza di una rapina ai danni di un corriere di droga (“…ci hanno presi a sprangate”), e diverse estorsioni nei confronti di tossicodipendenti “insolventi” nel pagamento delle dosi. E il gruppo usava anche uno slang e un linguaggio in codice: dalla frase ripetuta come un mantra “mai una gioia”, che campeggiava anche in uno striscione in curva, ai “pallini” per identificare le dosi di droga, alle cautele raccomandate “occhio a schiacciarla che è stracroccante”, ai toni esaltati “quando fa la patatina è il top….una scagliata della madonna”.

LA CURVA NORD: SPACCIO E’ OPERA DI SINGOLI  – “Lo spaccio di drogae men che meno rapine ed estorsioni non sono mai state parte del tifo organizzato nerazzurro nei suoi oltre 45 anni di attività. Anzi, la Nord ha sempre odiato curve avversarie diventate schiave di questi problemi. Lo spaccio è opera di singoli e non può in alcun modo esser fatto passare come un’attività organica alla Curva Nord. Solo una minima parte degli indagati risulta essere tifoso atalantino e inoltre nessuno di questi è componente attiva del direttivo della Nord”. È quanto sostiene la Curva Nord di Bergamo in merito all’inchiesta. “Restiamo delusi nel vedere come a Bergamo gli inquirenti, solo per poter avere enorme visibilità, non perdano occasione di accostare il nome della Curva Nord a svariate indagini che riguardano ben altri contesti – prosegue il comunicato della Nord -. Considerato che questa inchiesta vede soprattutto interessata la movida, perché nel comunicato della questura si fa riferimento unicamente agli ultrà, aggiungendo nel titolo anche reati come rapina ed estorsione? Il gioco è facile: far passare il messaggio che gli atalantini della Nord sono rapinatori, spacciatori e criminali della peggior specie ottiene un risalto nazionale. Siamo infatti certi – conclude la nota – che un comunicato per una serie di arresti per droga nella movida cittadina non avrebbe avuto la prima notizia sui siti dei principali giornali e nei tg nazionali”.