Venne in silenzio,in punta di piedi e se ne è andato allo stesso modo togliendo il disturbo ad una società che certo non lo ha trattato bene sotto l’aspetto umano ne tanto meno come calciatore. Alberto Melis ha fatto la valigia,ha preso il traghetto e se ne è andato in Sardegna.L’unico sardo della storia del calcio agropolese ha lasciato mestamente la capitale cilentana con grande dignità ma anche con molto disappunto.Non ha salutato nemmeno i compagni,non ha avuto tempo,forse ha voluto evitare un commiato imbarazzante perchè dietro quello che poteva sembrare un giovane sulle sue e molto solitario c’è un ragazzo straordinario con quell’accento sardo penetrante e quella chioma nera tipica degli isolani che fanno da contorno al suo faccione pulito dai lineamenti mediterranei e un sorriso accattivante perso però negli ultimi mesi dopo l’infortunio contro il Nardò,la ricaduta e il tira e molla tra il medico e il giovane secondo il quale hanno sbagliato a farlo curare e ora paga con la depenalizzazione dalla rosa e l’addio alla maglia azzurra per la quale si era speso lo scorso campionato collezionando 30 presenze e dando un contributo straordinario alla salvezza dello scorso anno.Davanti a noi la sua gioia ad Aversa nel giorno della salvezza quando perse il suo tradizionale carattere e si lasciò andare nella pazza gioia che contraddistinse i delfini quel giorno,Melis sembrava avesse vinto la coppa dei campioni. Quello è Melis che non si è saputo apprezzare ad Agropoli,un uomo innanzitutto,un ragazzo di 23 anni originario di una regione diversa e lontana capace di gioire come e forse più di un agropolese a risultato raggiunto,una normale  salvezza lui che potrebbe concorrere per traguardi molto più ambiti viste le qualità che ha nel suo patrimonio tecnico.Alto oltre 1,80,passo corto e lungo,centrocampista moderno e antico capace di fare sia la fase di interdizione che di proposta,lesto a trasformare un’azione da difensiva in offensiva e straordinario nel far ripartire la propria squadra,regista e scaricatore di palloni a distanza e vicino,insomma un gran calciatore,un campioncino che in queste categorie non c’entra ma paga proprio l’approssimazione della serie D dove,come ad Agropoli,non ci sono le docce dopo gli allenamenti per la mancanza del gas,non vi è un team manager capace di fare da raccordo tra squadra e società e dove c’è solo un massaggiatore importante e capace  come Pasquale Lonardo che deve cantare e portare la croce e che ha aiutato tantissimo il giocatore sardo. Melis un professionista serio è stato vittima di questo e paga oltre misura. Paga anche il momento economico della squadra in netta difficoltà dopo le spese degli anni passati per le quali Agropoli deve sempre ringraziare Cerruti e Magna anche se sulla questione Melis hanno lasciato molto a desiderare .Un giocatore da professionismo sul quale Cerruti era pronto a scommettere e lo portò in riva al Testene con la giusta carica di complimenti e aveva visto bene.Ora il giocatore è sul mercato e chi lo prende fa un affarone specialmente in lega pro dove le sue caratteristiche possono essere sfruttate meglio. Melis dunque se ne è andato in punta di piedi lascia un ottimo ricordo anche se difficilmente potrà averlo di Agropoli.Il lato umano è una componente fondamentale è va curato.Vai Melis buona carriera e tanta fortuna,se conosciamo bene Agropoli questa città non ti dimentica.Sergio Vessicchio