ASSASSINATO IL CAPO ULTRAS DELL’INTER POI I NERAZZURRI BATTONO LA SAMP
Vittorio Boiocchi, capo ultrà dell’Inter, 69 anni, è stato ucciso in una sparatoria avvenuta in prima serata a Figino, periferia Ovest di Milan. Boiocchi, pluripregiudicato, con 26 anni di carcere alle spalle, è stato raggiunto da 5 colpi di arma da fuoco al torace in via Fratelli Zanzottera, non lontano dal suo domicilio. E morto poco dopo il ricovero all’ospedale San Carlo dove era arrivato in condizioni già disperate. Sull’omicidio indaga la squadra Mobile della questura guidata da Marco Calì. L’agguato è avvenuto poco prima della partita Inter-Sampdoria allo stadio San Siro. La Curva Nord ha ritirato gli striscioni durante la partita, non ha più cantato e alla fine del primo tempo si è svuotata. Come raccontato dal Corriere della Sera, Boiocchi aveva avuto in passato 10 condanne definitive per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, associazione a delinquere, porto e detenzione illegale di armi, rapina, sequestro di persona e furto. Aveva scontato in totale 26 anni di carcere.
LA PARTITA
La quarta vittoria di fila in campionato tiene l’Inter a -8 dal Napoli in fuga e le permetterà domenica di andare allo Stadium a giocarsi il derby d’Italia davanti in classifica rispetto alla Juventus. Il successo contro la volenterosa Sampdoria dell’applaudito ex Stankovic è netto, forse ancora di più rispetto al 3-0 finale: i nerazzurri confermano di essere in ottima forma e chiudono la quarta gara di fila a San Siro (Champions compresa) senza subire gol. Non un dettaglio in una notte nella quale però la Curva Nord non canta e anzi si svuota nell’intervallo per la scomparsa del leader storico, Vittorio Boiocchi.
DE VRIJ LA SBLOCCA
Inzaghi cambia un solo uomo rispetto alla vittoria di mercoledì contro il Plzen, mentre Stankovic stravolge la Samp corsara di Cremona con 5 avvicendamenti. Due filosofie completamente diverse ed è quella blucerchiata inizialmente a pagare di più perché il motore nerazzurro fatica a mettersi in moto. Il 4-2-3-1 degli ospiti impensierisce l’Inter e gli esterni offensivi Leris e Gabbiadini obbligano rispettivamente Dumfries e Dimarco a non dimenticarsi della fase difensiva. La Samp è corta, tiene bene il centro del ring, mostra personalità e impedisce una facile costruzione da dietro a Skriniar e compagni. In pratica mostra il coraggio che aveva il suo allenatore quando giocava. Un tiro di Dzeko spaventa Audero, ma per venti minuti la Doria c’è e non è “schiacciata” dal peso del terzultimo posto in classifica. Almeno fino a che non arriva la zuccata di De Vrij che, su angolo di Calhanoglu, sblocca il risultato. I liguri non si scompongono e non cambiano piano tattico, ma si vede che il colpo da assorbire è duro.
L’Inter controlla, avrebbe la chance di raddoppiare con Dimarco, ma ci pensa Barella, al quarto centro nelle ultime 5 gare e in un periodo di forma pazzesco, a fissare il punteggio sul 2-0 all’intervallo. Azione spettacolare con lancio su punizione di oltre 50 metri di Bastoni, controllo perfetto del centrocampista sardo e destro vincente. San Siro applaude la rete fotocopia dell’anno dello scudetto 2020-21 contro la Juventus: anche quella volta (17 gennaio 2021) la prodezza dell’ex Cagliari decretò il 2-0.
TIRO A SEGNO
—Rientrato nello spogliatoio senza aver mai visto i suoi concludere nello specchio (non a caso la Sampdoria ha il peggior attacco della Serie A) e con il 40% di possesso palla, Stankovic toglie prima Yepes e poi Villar per inserire Vieira e Verre. Chiara (quanto vana) la ricerca di una maggiore fluidità della manovra perché è l’Inter a sfiorare il 3-0 con Lautaro, Dzeko, Calhanoglu e Skriniar. Sembra un tiro al bersaglio. A metà ripresa è il turno di Lukaku che, applaudito da tutto San Siro, entra (insieme a Correa e Acerbi) per mettere minuti nelle gambe. L’Inter ha il reparto offensivo tutto nuovo e non pensa a controllare, ma vorrebbe segnare ancora. Ci riesce con Correa che, dopo l’assist di mercoledì in Champions, firma la terza personale rete in A grazie a un’azione personale da urlo, una cavalcata palla al piede di oltre 60 metri conclusa con una botta dal limite imparabile. Evidenti le responsabilità blucerchiate (nessuno chiude), ma dopo tante prove deludenti il messaggio del Tucu a Inzaghi e al c.t. Scaloni è di quelli fragorosi. L’argentino ex Lazio sfiora pure il 4-0 e alla fine festeggia con gli altri in campo. Martedì ininfluente trasferta a Monaco, contro il Bayern, poi il derby d’Italia. L’Inter ci arriva pronta dopo un ottobre quasi perfetto, post ko contro la Roma. Era difficile da prevedere durante la scorsa sosta per le nazionali.