Era un ragazzino fragile fragile. Timido. Segnato dalle piccole sofferenze di un paese povero ma orgoglioso. Andriy Shevchenko si presentò ad Agropoli così. Con una busta di plastica, senza una tuta ma con tanta voglia di sfondare nel calcio. Era l’anno di grazia 1989. In quella busta l’ex pallone d’oro aveva un asciugamano e qualche effetto personale. Quell’anno ad Agropoli arrivò con la sua Dinamo Kiev, all’epoca un laboratorio di talenti che aveva già ‘sfornato’ i fenomeni Zavarov e Belanov, per il Torneo Internazionale di calcio organizzato da Caciotta, alias Antonio Inverso. Quei ragazzi non avevano nulla, ma in campo erano dei mostri. «Robot», così li definiva Caciotta. Sheva fu il primattore anche in quell’occasione. Cinque gol in semifinale con il San Marino, trascinatore nella finale senza storia contro il Dlf Agropoli. Proprio la storia dell’ucraino ha portato alla ribalta mondiale  il Torneo Internazionale di Agropoli. «Abbiamo avuto la fortuna di averlo qui da piccolo, -afferma Caciotta- segnò molto ma all’epoca non pensavamo che sarebbe arrivato a livelli così elevati. Ricordo la forza di quella squadra ma anche le condizioni in cui arrivarono ad Agropoli. Non avevano nulla. Grazie allo sponsor della manifestazione, Arti Grafiche Guariglia, regalammo a questi ragazzi tute, giocattoli, quaderni ed altro materiale scolastico. Non potete immaginare come li rendemmo felici». Caciotta snocciola ricordi… «In semifinale Shevchenko segnò cinque gol contro il San Marino. L’arbitro di quella partita era Sergio Vessicchio. In finale gli ucraini sconfissero il Dlf  Agropoli per 10 a 0. Ricordo che in porta c’era Shovkovskiy, altro giocatore che ha fatto carriera (per molti anni portiere della Dinamo Kiev e della Nazionale, ndr), e l’arbitro ci concesse molto generosamente un calcio di rigore per farci realizzare il gol della bandiera. Il portiere ci negò questa gioia». Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti ma Sheva non si è dimenticato di Agropoli. I contatti sono stati frequenti. L’ultima volta fu quando ci  congratulammo con lui per la consegna del Pallone d’oro 2004». Primo cronista di Sheva fu Sergio Vessicchio (oltre che arbitro in semifinale). Allora Teleagropoli Cilento aveva l’esclusiva dell’intera manifestazione e la finale fu trasmessa in diretta tv dalla mitica Tac. «Ancora oggi ricordo con emozione quella gara, quell’intervista al piccolo Sheva. Sono stato il primo a raccontare le sue gesta, il primo ad intervistarlo. Tutto questo un po’ mi inorgoglisce e mi fa piacere per la nostra città, al centro dell’attenzione per il fenomeno ucraino». Sheva è cittadino onorario di Agropoli, la città capofila del Cilento è sempre pronta ad accoglierlo a braccia aperte. L’ex fuoriclasse del Milan e del Chelsea, campione sul campo e di modestia, l’ha promesso: prima o poi tornerà nei luoghi che l’hanno visto protagonista per la prima volta a livello internazionale. E sarà gran festa.