HITZFELD FRECCIATA A GUARDIOLA: “LA LINGUA PIU’ PARLATA NELLO SPOGLIATOIO DEVE ESSERE IL TEDESCO NON LO SPAGNOLO”

Pep se ne va, lascia il Bayern, e la Germania si divide in due. Da una parte c’è chi è convinto che, come spiegato dalla FAZ nei giorni scorsi in un lungo articolo, l’addio dello spagnolo sia una grande sconfitta non solo per i bavaresi, ma per tutto il campionato tedesco. Dall’altra chi invece ritiene che perdere Guardiola non sia poi tanto grave. Fra questi c’è Ottmar Hitzfeld. Non uno qualunque, non solo perché con il Bayern ha vinto, fra le altre cose, cinque campionati e una Champions (2001), ma perché è l’unico allenatore della storia del calcio ad esser diventato campione d’Europa con due squadre diverse ma dello stesso paese (l’altra è il Dortmund nel 1997). E la sua critica a Guardiola è, ancora una volta, feroce.

PRECEDENTE — Già in estate, intervistato da Kicker, Hitzfeld era stato molto duro: “La lingua più parlata nello spogliatoio del Bayern deve essere il tedesco, non lo spagnolo – aveva spiegato –. Questa tendenza, che è molto recente nella storia del club, non mi piace affatto”. La critica non era campata in aria: lo scorso aprile, durante Bayern-Eintracht, per la prima volta nella storia della Bundes una squadra aveva schierato quattro spagnoli contemporaneamente (Reina, Bernat, Xabi Alonso e Thiago Alcantara), e per la prima volta nella propria storia i bavaresi avevano schierato quattro giocatori stranieri della stessa nazionalità. La statistica basta per capire che la società ha permesso a Guardiola di fare un make-up completo del Bayern, in modo da truccarlo a sua immagine e somiglianza, cosa che non era stata consentita in questi termini ai suoi predecessori.
FRECCIATA — Ora, intervistato da Blick, Hitzfeld è ancora più duro: “Pep si concentra esclusivamente sulla tattica. È un mostro della tattica che giorno e notte esamina tutte le possibili situazioni di gioco, ma, per quel che riguarda i rapporti interpersonali non si è concentrato sulla squadra. Non ha quasi mai avuto colloqui individuali con i giocatori. Si è chiuso in se stesso, anche nei confronti dei media”. Ma la critica non finisce qui: “Il Bayern non ha bisogno di essere triste dell’addio. I bavaresi sono un club grandissimo, che possono prendere qualsiasi altro allenatore. Rummenigge lo ha già spiegato a novembre: se un tecnico se ne va, ne arriva un altro. Di certo non casca il mondo. Il Bayern non ha alcun problema”. Anche perché Hitzfeld ridimensiona i successi di Pep in Germania: “Ad oggi Heynckes è più vincente di lui. Guardiola potrebbe però ancora chiudere con il triplete, cosa riuscita al predecessore”.
FUTURO — Su Ancelotti Hitzfeld nei gironi scorsi era sembrato molto più fiducioso: “Lui è un volpone dal punto di vista tattico, ha un ottimo rapporto con i giocatori, ha carisma…”. E Carletto potrebbe anche fare affidamento su Ribery, che a Guardiola è mancato non poco. Il francese, in un’intervista pubblicata sul sito ufficiale del club ha raccontato il suo 2015: “Sono molto motivato. Le 2-3 settimane nelle quali sono stato con la squadra sono state davvero belle. Questo mi appartiene. L’importante è che la caviglia non mi dia più problemi. Ora sto fermo per una questione muscolare, è una situazione diversa. Appena tornerò in forma avrò solo bisogno di minutaggio. Sono stato fermo 9 mesi, non è uno scherzo, è qualcosa che fa male. Guardare la squadra dalla tribuna è terribile, è stata una situazione brutale. La cosa bella è che il Bayern mi è sempre stato accanto. Fra di noi c’è qualcosa…”. Starà ad Ancelotti riuscire ad alimentare e a sfruttare questa scintilla.

 Elmar Bergonzini