IL 3 SETTEMBRE 1989 MORIVA SCIREA, IL PIU’ GRANDE LIBERO DI TUTTI I TEMPI

Abbiamo poche certezze nella vita. Una di queste è il tempo che, nella sua inesorabile corsa, scivola sulle nostre vite. Ma ciò che il tempo non riuscirà mai a portare via sono i ricordi. E tra questi ricordi, Gaetano Scirea merita un posto speciale nel cuore e nell’anima di tutti i tifosi della Juventus e di tutti gli amanti del calcio di qualunque fede.

 

 Correva il tre settembre del 1989 quando, a seguito di un’incidente in Polonia, l’auto su cui viaggiava Scirea, prese fuoco, a causa di alcune taniche di benzina allocate dietro il portabagagli. Aveva smesso di giocare nel maggio precedente, Gaetano, dopo aver vinto tutto con la Juve e aver portato l’Italia, nel 1982, insieme ad altri cinque bianconeri, in cima al mondo. Dino Zoff, il suo compagno di squadra di mille avventure, lo aveva voluto accanto a sé sulla panchina della Juve. In Polonia era andato a seguire la squadra del Górnik Zabrze, prossimo avversario dei bianconeri in Coppa Uefa. Ma, purtroppo, una sorte crudele non lo fece rientrare. Giocava nel ruolo di libero, Gaetano Scirea.

   

Ma possedeva due piedi buoni e una eleganza nel gioco fuori dal comune. Aveva chiuso la sua carriera senza aver mai subito un’espulsione. Nel corso della partita disputata a Roma, che assegnava lo scudetto del 1986, i tifosi giallorossi si alzarono in piedi ad applaudirlo mentre lasciava il terreno di gioco. I signori si riconoscono nel campo e fuori. E lui era apprezzato e rispettato ovunque. Nell’Italia di trentadue anni fa non esistevano i telefonini o social di sorta. La tragica notizia della sua scomparsa arrivò in tarda serata, durante la Domenica Sportiva.  Un commosso Sandro Ciotti, che conduceva quella trasmissione, disse: “E’ inutile spendere parole per raccontare un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni sui campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito, che era un campione non soltanto di sport ma soprattutto di civiltà”. Negli studi Rai c’era Marco Tardelli. Si alzò, con le lacrime che avevano invaso i suoi occhi, è scappò via. In seguito, nel ricordare questo campione indescrivibile, disse Enzo Bearzot: “Se mai c’è stato un calciatore, per cui bisognava ritirare la maglia, questo era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissimo uomo.”

Così, nell’anno in cui il presidentissimo Giampiero Boniperti ci ha lasciati, ci piace pensare che lassù abbia ritrovato Gaetano Scirea. Quel campione indescrivibile, per la sua correttezza e signorilità, che amava come un figlio e che, in quella maledetta domenica di inizio settembre di trentadue anni fa, una sorte beffarda lo porto via. Antonio Pesca