IL BELLO DI NAPOLI E DEL NAPOLI LO SCUDETTO UNA CILIEGINA PER UNA TRASFORMAZIONE EPOCALE

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33 anni. Tanto è passato da quando il Napoli ha vinto il campionato. Allora aveva avuto bisogno del più grande calciatore del pianeta( di ieri, di oggi e di sempre…) per trionfare, oggi ha gettato radici solide, che partono dai famosi palloni mancanti a Paestum, dove l’allora Napoli Soccer vedeva luce. Era l’inizio dell’Era De Laurentiis che, dapprima, essendo un neofita, ha avuto bisogno di un “Tutor” per capire le dinamiche di un mondo a lui sconosciuto e si affidò a Pierpaolo Marino, poi sdoganato allorché è nato l’uomo solo al comando. Radici solide, ma lente ad attecchire, con intuizioni geniali ma anche strafalcioni e masochismo che, a volte, hanno fatti danni. Non tante, ma qualche volta il Napoli poteva vincere gettando però alle ortiche quanto di buono stava facendo, spesso per demeriti propri, altre volte per…congiunzioni astrali sfavorevoli. De Laurentiis è uomo di cinema.
De Laurentiis con lo Scudetto vince tutte le sue battaglie: aveva ragione,  sacrosanta ragione
Il cinema è quel mondo in cui la pellicola, il regista o l’attore, ti vende l’illusione, quelle due ore che ti proiettano in un mondo irreale. Il colpo di scena, la sequenza thriller e tutte quelle emozioni che si susseguono guardando un film. E quale popolo più adatto di quello Napoletano, sognatore per professione, ad accogliere un tale personaggio. Un connubio perfetto. Napoli e il Napoli hanno vinto poco. Quel Napoli là, quello di Diego, era figlio di un calcio che è lontano anni luce da quello di oggi. Quello era un calcio di sentimenti e di passione, della domenica di pallone, dei minuti Infiniti ad aspettare Luigi Necco e Gianni Vasino, per vedere i gol. La radiolina, unico contatto con…scusa Ameri, ti interrompo dall’Olimpico. Quello fu lo scudetto del riscatto di una città splendida ma dalle mille contraddizioni, che si fa male da sola come nessuna, che ti travolge, nel bene e nel male, che ti toglie il fiato come una bella donna, ma che ti fa soffrire. Quella Napoli versava nel degrado, era la città della camorra e degli scippi, della violenza e dell’amore, quella bistrattata da tutti. Ma il Dio del calcio scelse lei e la portò a vincere per la prima volta. Anni bui si sono susseguiti, drammi come le retrocessioni e i fallimenti. Ora Napoli è diversa. È Città Europea a tutti gli effetti. I turisti se la contendono e ne rimangono incantati. Non è un caso che si è vinto quando la città è cresciuta, assumendo una dimensione che non è più spaghetti e mandolino. E l’uomo De Laurentiis, geniale quanto inopportuno, generoso quanto umorale, folle quanto lungimirante, antipatico quanto deciso e fermo, era quello che aveva capito tutto. Un cambiamento che gli ha portato pericolose scorie, le contestazioni violente, gli scontri con gli ultras, le parolacce e gli inviti poco garbati a togliere il disturbo. Alla fine ha vinto Lui. Il 4 giugno il Napoli alzerà la coppa per la Vittoria del Campionato in occasione dell’ultima gara casalinga. Osimhen, Di Lorenzo, Kvarashkelia, Spalletti…si parlerà di tutti loro, di chi va e chi rimane, con la fibrillazione tipica di una città che non sembra in grado di godersi niente. E forse è così. Forse il Napoli vincerà fra tanti anni, forse no. I pianeti si allinieranno e gli astri saranno fedeli compagni. O forse no. Ma il bello di Napoli e del Napoli è questo. Il forse. Il non si sa. Adda passà a nuttata… Carlo MarrazzaNapoli-Salernitana di sabato: lo Scudetto può arrivare esattamente 33 anni  dopo | Goal.com Italia
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