IN SERIE C PAGANESE-BARI RIEVOCA ANTICHE E GLORIOSE SFIDE,SI GIOCA ALLE 14,30

Quella fra Di Giaimo e Scinnimanico fu una sfida in campo  epica nel tempo tra due bandiere di Paganese e  Bari.Oggi ci sono due presidenti Trapanie De Laurentis capaci di stare al centro dell’attenzione con il loro modo originale di fare calcio.Al Torre di Pagani si gioca alle14,30 una sfida che rievoca antiche battaglie ma anche giocatori che hanno fatto la storia.

Sono trascorsi 43 anni dalla prima sfida tra Paganese e Bari. Biancorossi e azzurrostellati, all’epoca, giocavano nel campionato di serie C proprio come oggi. I galletti erano in terza serie da due stagioni, mentre i campani erano stati appena promossi dalla serie D dopo la vittoriosa cavalcata con Lamberto Leonardi in panchina nella sfida epica all’Avezzano, sospinta dalla coppia gol MazzeoMammì. Nel corso di quella stagione Bari e Paganese si sfidarono per la vittoria del campionato e alla fine a sorridere furono i pugliesi che riuscirono a centrare la promozione in serie B. Nella partita del girone d’andata (il 28 novembre 1976) il Bari batté la Paganese 1-0 allo Stadio della Vittoria con una rete di Sciannimanico, mentre nella sfida di ritorno (17 aprile 1977) giocata a Pagani i biancorossi furono sconfitti col medesimo risultato, questa volta a decidere l’incontro fu un goal di Tacchi. In quella stagione le due compagini si sfidarono anche in Coppa Italia: a Bari (4 novembre 1976) finì 0-0, mentre a Pagani (8 dicembre 1976) s’imposero gli azzurrostellati per 2-0 con reti di Grassi Albano.
Uno dei protagonisti di quelle sfide fu proprio Arcangelo “Lello” Sciannimanico. In cinque anni tra C e B, 106 presenze e 19 gol. «Campionato esaltante, stagione da incorniciare – commenta l’ex mediano biancorosso -. Eravamo un buon gruppo, una squadra forte in ogni reparto. Ci ritrovammo a giocarci il campionato con una piccola realtà come la Paganese, una neopromossa, a dispetto di grandi squadre come il Crotone, la Reggina, la Salernitana e lo stesso Cosenza che poi retrocesse». Tanti i ricordi. «Loro all’andata soffrirono la presenza dei nostri ventimila tifosi del vecchio Stadio della Vittoria, ma si vedeva che erano un buon gruppo e con un buon allenatore. Il Bari era già una squadra forte con gente come Segarini e Scarrone a far da chioccia a giocatori giovani come me. Segnai il gol vittoria in casa in campionato, poi in Coppa Italia ci eliminarono grazie al pari in casa nostra e una sconfitta a Pagani. Nonostante avessimo un buon vantaggio, loro giocarono una buona partita e vinsero grazie ad un gol dell’argentino Tacchi. Ricordo con piacere il mio dirimpettaio Di Giaimo. Fece una grande partita e mi impressionò moltissimo».
Ora, 43 anni dopo, torna questa sfida affascinante. «Dopo il fallimento, siamo ritornati nei professionisti grazie alla progettualità della nuova proprietà – continua Sciannimanico -. Stiamo disputando un buon campionato ma ai ragazzi non bisogna mettere l’ansia della vittoria ad ogni costo. Il torneo di C è molto lungo e difficile e credo che sino alla fine diremo la nostra. Con il nuovo corso Vivarini, la squadra ha ripreso a viaggiare».
Direttore tecnico di una scuola calcio affiliata al Bari, l’Intesa Calcio, l’’x centrocampista lavora sui futuri Sciannimanico. «Intanto – conclude l’ex bandiera del Bari – devono divertirsi e poi, magari, qualcuno verrà fuori per la prima squadra».

SCIANNIMANICO

“Una vita da mediano, a recuperar palloni”. Non è solo una strofa di un importante successo di Ligabue ma, incarna al meglio la figura di Luigi Di Giaimo, per tutti paganesi semplicemente Gigino. Un cordone ombelicale mai reciso con la città ma soprattutto con quella maglia indossata per ben 192 volte e siglando tre reti tra serie D e C. Un vero record che ancora oggi resiste. «È un onore per me – commenta Di Giaimo – aver portato con onore e orgoglio quella maglia ed aver indossato la fascia di capitano. Con la città ho un rapporto meraviglioso e tanti amici che ricordo con stima e affetto. Ricordo soprattutto la dirigenza, da Marcello Torre ad Enzo Cascone, Enzino De RisiDe Pascale ed un giovanissimo Dino Malet. Seguo sempre le sorti della Stella e so che domenica sarà una giornata particolare, per tutti ed anche per me».
C’è Paganese-Bari, sfida dal grande amarcord di 43 anni ga. «Mi emoziono solo a parlarne. In Puglia, giocammo una grande partita contro una grande squadra. Fummo anche penalizzati dall’arbitro – continua Di Giaimo – che diresse l’incontro a senso unico e negandoci anche un calcio di rigore per un fallo proprio ai miei danni. Al ritorno, fummo impressionanti per intensità e per voglia di dimostrare di non essere da meno. Oltre alla vittoria con un gol del piccoletto Tacchi di testa, su mio assist, ricevetti i complimenti da Scarrone che marcai in m modo asfissiante. L’ho ritrovato qualche anno fa a Torino che allenava la Juniores della Juventus e mi venne incontro salutandomi con affetto. Una grande soddisfazione».
Il rapporto con mister Rambone, all’inizio, non fu dei più semplici. Era molto esigente, esitava a farmi giocare in un campionato nuovo e duro come quello di serie C poi – ricorda -. Il mio rendimento costante e l’infortunio di Benatti lo convinsero a puntare su di me. L’unico rammarico fu arrivare secondi in quel torneo mentre l’anno dopo, con la riforma dei campionati, vennero promosse due squadre, tra le quali anche la Nocerina, da sempre, rivale e antagonista della Paganese». Settant’anni da compiere il prossimo luglio, molti dei quali trascorsi sui campi da calcio, Di Giaimo oggi oltre ad essere un dirigente del Santa Maria Cilento, in Eccellenza, è anche il responsabile della Scuola Calcio oltre a essere stato per anni osservatore del Genoa ma soprattutto della Juventus, diventando uno dei maggiori collaboratori di Fabio Paratici. «Il calcio oggi – conclude Di Giaimo – ha altre priorità, è interesse economico soprattutto. Mi diverto con i ragazzini e cerco di farli crescere in modo sano facendoli divertire senza nessun assillo. Se i miei impegni con la Scuola Calcio e la prima squadra, oltre che quelli di natura familiare, me lo permetteranno, domenica sarò al Marcello Torre a tifare Paganese con orgoglio e senso di appartenenza ad una città che mi ha crescere come uomo e come professionista».

Il sogno di Trapani «Davide contro Golia Ma nessuna paura»

Il 28 novembre del 1976, nella prima sfida al Bari, Raffaele Trapani era un “piccolo ometto” che da lì a qualche tempo sarebbe diventato il presidente più longevo della storia della Paganese. Aveva appena cinque mesi, il patron degli azzurrostellati. Di quei tempi e della squadra che sfiorò la serie B ha ascoltato solo i racconti. «Ero appena nato quando quella Paganese contese la promozione a un club glorioso come il Bari. Più di una volta ho sentito i tifosi ricordare quella sfida epica con Rambone allenatore e con i vari GrassiJannucciPatalanoTacchiFioreZanaLeccese e gli altri che disputarono una stagione memorabile e che proprio contro il Bari vinsero all’allora Comunale, se non sbaglio con un gol di Tacchi», racconta Trapani.
Adesso, dopo 43 anni, ritorna questa partita. «È una sfida affascinante, una gara prestigiosa ma non determinante. Non è una finale ma un match di campionato e, come loro, giocheremo per un solo obiettivo: i tre punti». Reggina, Catania, Ternana, Catanzaro, Bari, tutti club dall’illustre passato e con bacini d’utenza molto ampi rispetto alla Paganese. «Conosciamo la forza e la potenza economica di alcune società. Siamo Davide contro Golia. Nel nostro piccolo cerchiamo di portare avanti il discorso calcio con serietà e professionalità ed oculatezza gestionale. Altrimenti 15 anni ad alti livelli non avremmo mai potuti disputarli».
Trapani, poi, indica la formula da seguire per fare bene contro i galletti. «Credo nella forza del collettivo. Siamo una squadra molto compatta e dobbiamo fare leva su questa componente per fare fronte ai più quotati avversari. Abbiamo già dimostrato che contro le grandi produciamo sempre prestazioni di alto livello. Lo abbiamo fatto contro la Reggina nella ripresa e anche contro la Ternana nel primo tempo. Mi auguro che la squadra dia prova di grande carattere». In città, intanto, l’entusiasmo per una sfida molto sentita è alle stelle. Trapani sorride: «Venderemo cara la pelle anche per cercare di metterci alle spalle un periodo sfortunato e dare soddisfazione ai nostri meravigliosi tifosi».
Il settore Distinti, però, sarà ancora chiuso per una sfida che avrebbe potuto significare tanto anche in termini di incasso. «Sarebbe stato uno spettacolo meraviglioso rivedere lo stadio pieno così come contro il Brindisi, nella gara che decretò il nostro ritorno in C. Spero di rivedere lo stesso entusiasmo e le stesse presenze del derby contro l’Avellino e, magari, con lo stesso epilogo finale». Ieri, intanto, la Covisoc ha deferito la società azzurrostellata e l’amministratore unico Filippo Raiola per aver versato con modalità diverse da quelle stabilite parte dei contributi dovuti a lavoratori e tesserati relativi al mese di luglio. Il club, adesso, rischia un’ammenda.
Carmine Torino