LA JUVENTUS RINUNCIA AL RICORSO PER IL RISARCIMENTO AVVERSO LO SCUDETTO ALL’INTER ESPLODONO LE POLEMICHE DEI TIFOSI
GLI ELKAN SCOPRONO LE CARTE C’ERANO ANCHE LORO DIETRO CALCIOPOLI,HANNO RINUNCIATO AL RICORSO
SVELATO L’ACCORDO ELKAN INTER JUVENTUS SACRIFICATA IN UN PATTO SEGRETO POLITICO-INDUSTRIALE SIGLATO CON I PRINCIPALI ESPONENTI DELL’INTER PER RISOLVERE UNA QUESTIONE INTERNA ALLA FAMIGLIA AGNELLI
La nuova dirigenza della Vecchia Signora, a differenza di quanto fatto dall’ex presidente Andrea Agnelli, ha dunque rinunciato alla richiesta effettuata al Consiglio di Stato di ribaltare la sentenza del Tar del 2016 che aveva negato il risarcimento “del danno ingiusto” per cifre milionarie scaturito dall’assegnazione dello Scudetto del 2006 all’Inter da parte di Guido Rossi. In ogni caso, non si trattava solamente di soldi. La Juventus, tra le altre cose, aveva richiesto l’annullamento in via “incidentale” del comunicato che assegnava il tricolore ai nerazzurri e la delibera del Consiglio Figc del 2011. L’ultimo ricorso era il numero 8258 e l’udienza era questa mattina, ma il club bianconero ha deciso di ritirare la richiesta di risarcimento. L’atto più significativo era stato scritto in questa estate, quando il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso contro Figc, Inter e Coni ponendo le basi per una bocciatura nel processo abbandonato oggi. Il processo venne messo in discussione il 10 maggio 2010, quando la Juve (basandosi sulle intercettazioni emerse dal processo penale di Napoli) presentò a Coni, Figc e Procura Federale un esposto per la revoca dello Scudetto dell’Inter del 2006. Il 18 luglio 2011 il Consiglio federale Ficg respinse l’istanza, e la Juve riprese la battaglia legale su più fronti. Nel 2018 le sezioni unite della Cassazione Civile pronunciarono una sentenza secondo la quale si stabilì che andava seguita l’autonomia della giustizia del calcio per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari. In seguito a ciò, la Vecchia Signora presentò due ricorsi alla Figc, che una volta respinti diventarono due ricorsi al Collegio di Garanzia del Coni. Respinti anche questi, divennero due ricorsi al Tar rigettati con la pronuncia del 28 ottobre 2022 fino ad arrivare al Consiglio di Stato con la pronuncia di rigetto del 21 agosto 2023.
lA Juventus sarebbe stata sacrificata in un patto segreto politico-industriale siglato con i principali esponenti dell’Inter per risolvere una questione interna alla famiglia Agnelli.
Da quel processo sportivo che scosse l’intero sistema calcio italiano emergono nuovi elementi riguardo allo scandalo di Calciopoli che mise fine alla Juventus della triade Moggi, Giraudo e Bettega. A tornare sulla vicenda che oltre alla società bianconera spazzo via l’allora classe dirigente e arbitrale del calcio italiano è stata la trasmissione Report andata in onda su Rai 3 nella quale sono stati presentati alcuni documenti audio inediti che aprono nuovi scenari riguardo a ciò che è successo a cavallo tra il 2005 e il 2006.
Tutto sarebbe nato da un’indagine privata condotta dal responsabile della sicurezza di Telecom per conto dell’allora presidente dell’Inter Massimo Moratti (indagine illegale e per la quale il club nerazzurro ha dovuto risarcire le persone che erano state monitorate secondo un accordo privato con le parti stipulato per mettere fine al procedimento giudiziario) e secondo Giandomenico Lepore, l’ex Capo della Procura di Napoli che ha dato vita all’inchiesta sul calcio italiano, quasi tutte le squadre, come la Juventus, all’epoca avevano commesso attività illecite:
“Iniziammo con la Juve perché avevamo più elementi, poi, avremmo dovuto passare ad altre squadre, che erano quasi tutte, diciamo la verità. Un bel giorno, però, uscì un supplemento dell’Espresso che riportava tutte le intercettazioni. Automaticamente, tutti i telefoni intercettati furono chiusi e, così, rimase solo la Juventus. Se fossimo andati avanti, ci sarebbero state altre squadre. A partire dall’Inter…” ha difatti detto l’ex Procuratore che guidò le indagini che portarono poi allo scoppio dello scandalo di Calciopoli.
Le parole di Lepore ribadiscono dunque quanto aveva già detto nel 2011 l’allora procuratore della FIGC Stefano Palazzi sulla vicenda Calciopoli 2 spiegando di fatto che “la prescrizione ha salvato l’Inter dal reato di illecito sportivo” dato che le intercettazioni in suo possesso (le telefonate di Massimo Moratti e Giacinto Facchetti ai designatori Bergamo e Pairetto) a suo dire bastavano a certificare la presunta “responsabilità diretta ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della società Internazionale, mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà, imparzialità e indipendenza”.
Anche rispetto a questa vicenda però l’inchiesta di Report ha introdotto nuovi elementi dato che, proprio ai microfoni della trasmissione di Rai 3, l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo ha rivelato una cena segreta andata in scena nel luglio del 2002 (pochi mesi dopo il famoso 5 maggio in cui l’Inter perse clamorosamente lo scudetto all’ultima giornata in casa della Lazio) tra lui e l’allora patron dell’Inter Massimo Moratti che in quel frangente chiese a Bergamo “perché gli arbitri ce l’avevano con la sua squadra”.
La rivelazione fatta da Paolo Bergamo alla trasmissione Report che potrebbe però davvero riscrivere la storia dello scandalo di Calciopoli e di ciò che avvenne a cavallo tra il 2005 e il 2006 è però un’altra. Secondo quanto dichiarato dall’ex designatore arbitrale infatti l’inchiesta di Calciopoli sarebbe nata invece da un patto politico-industriale segreto che sarebbe stato siglato da Massimo Moratti e Marco Tronchetti Provera (vicepresidente dell’Inter in quel momento a capo di Pirelli e Telecom) con alcuni personaggi di influenti nelle decisioni della famiglia Agnelli (nello specifico, secondo Bergamo, sarebbero stati Luca Cordero di Montezemolo, Grande Stevens, Gabetti e gli Elkann).
Secondo questa teoria, tutta da dimostrare, dunque sarebbe stato il fuoco amico a colpire la Juventus. Lo scopo della cordata che avrebbe offerto il club bianconero come vittima sacrificale sarebbe stato quello di portare John Elkann a capo dell’impero della famiglia Agnelli (e quindi anche della Juventus) e Calciopoli sarebbe il modo per sbarazzarsi degli uomini di Umberto Agnelli, Luciano Moggi (che tra l’altro ha ammesso di essere stato messo a conoscenza delle indagini sul suo conto dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi) e Antonio Giraudo, che invece spingevano per l’ascesa “al trono” del cugino Andrea Agnelli. A supporto di queste pesanti accuse l’ex designatore Paolo Bergamo nomina due conversazioni avute prima e dopo lo scoppio di Calciopoli con il senatore Nicola Latorre e con l’avvocato della Juventus Andrea Galasso.
“Io ho saputo prima che Moggi e Giraudo li stavano facendo fuori, me l’aveva detto l’onorevole Latorre (che interpellato in merito dal giornalista di Report ha ammesso di aver detto all’ex designatore arbitrale che “stava per finire la prima repubblica del calcio italiano”, ndr) – ha difatti raccontato Bergamo alla trasmissione di Rai 3 –. La cordata formata doveva portare John Elkann a capo del gruppo Fiat, mentre la presenza di Giraudo e Moggi prevedeva che Andrea Agnelli sarebbe andato a capo. Dopo tanti tentativi riuscii a farmi ricevere dall’avvocato degli Agnelli, Galasso – ha dunque aggiunto –. Mi disse testualmente: ‘Bergamo, io sono tifoso della Juve. In casa Agnelli si è preso in giro dieci milioni di tifosi, facendo apparire cose nelle quali ci sono cose che sappiamo vere. Non se la prenda, non dico altro, è una cosa che nasce nelle nostre teste‘” ha quindi chiosato l’ex designatore coinvolto nello scandalo di Calciopoli rivelando una versione dei fatti che, se dovesse essere verificata, cambierebbe di fatto la storia di quello scandalo ma anche di un intero Paese.