LA SALERNITANA ESPUGNA L’ARECHI DOPO TRE MESI MA E’ ANCORA TROPPO POCO

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Quattro bagliori e una luce d’artista (quella accesa, durante quasi un’oretta di gioco, da un sontuoso Reine-Adelaide) per mettere la testa appena-appena fuori dal tunnel della zona retrocessione.
In attesa che la proprietà si desti… almeno s’è svegliata dal torpore la squadra di Colantuono e ha posto un argine allo scempio della striscia horror di risultati in campionato (solo due pareggi nelle ultime sei partite e appena sette punti in undici).
La Salernitana è tornata dopo tre mesi ad “espugnare” l’Arechi (davanti al minimo stagionale di tifosi, peraltro in aperta contestazione con la società), ha registrato i primi timbri nel tabellino dei marcatori di Wlodarczyk e Soriano (abile mestierante anche nel procurarsi il rigore del 3-1), ha agguantato in classifica proprio la Carrarese e si è messa quattro antagoniste alle proprie spalle.
La rimonta salvezza – finalmente! – sembrerebbe aver imboccato la strada maestra. Ma il condizionale è d’obbligo dopo quindici turni di prestazioni altalenanti…
Tre punti e quattro reti tutti in una volta, come non accadeva da tempo immemore. Che il vento sia cambiato, proprio nella domenica degli spalti semivuoti all’Arechi (le presenze reali sono state anche meno delle 7634 dichiarate formalmente a borderò) e della contestazione civile alla proprietà da parte degli ultras e della tifoseria più o meno organizzata?
E’ prematuro per affermarlo con certezza. La continuità è stata finora il difetto cronico della squadra: ecco perché Colantuono, allenatore assai più scafato del predecessore Martusciello, ha gettato subito acqua sul fuoco dei facili entusiasmi del gruppo e della piazza.
L’allenatore granata sembra, però, avere almeno individuato un assetto più preciso (specie in difesa, dove lui stesso ha riconosciuto, a fine partita, che lo schieramento con tre centrali è molto più congeniale per le caratteristiche degli uomini a disposizione) e un atteggiamento più propositivo (presidiando maggiormente l’area di rigore avversaria e incentivando la produzione di cross dalle fasce laterali dopo aver dato maggiore ampiezza alla manovra offensiva), senza disdegnare il possesso pallo che è stato un marchio di fabbrica della gestione tecnica precedente.
Ma la risalita, ancora prima che dallo spartito tattico, dipenderà dagli interpreti. E a proposito di singoli, per quasi un’ora, durante la sfida contro i toscani, la scena se l’è presa per intero Reine-Adelaide.
Troppo prezioso il suo contributo nel processo di (ri)costruzione della fisionomia di una squadra, le cui prospettive restano ancora un’incognita perché legate a tante, troppe variabili. A cominciare proprio dalla tenuta fisica sulla media-lunga distanza di Reine-Adelaide, ma anche dalla mancanza di un’alternativa in cabina di regia ad Amatucci, che ha saltato (per un lutto familiare) solo una partita su quindici, partendo sempre nell’undici iniziale, e dal contributo realizzativo delle punte (finalmente s’è sbloccato Wlodarczyk ed è tornato a timbrare il cartellino dei marcatori Simy) e delle mezzepunte (Soriano, pure lui, è andato per per la prima volta a bersaglio, e Verde ha ristabilito il feeling con il gol).Enrico Scapataticci

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