L’AVV.STENDARDO: “SI RIPARTA DALLE CAPACITÀ DELLE DONNE SOTTOVALUTATE ANCHE CONTRO IL VIRUS
Negli ultimi tempi si parla tanto di Serie A e si trascura il mondo dei dilettanti, la base sociale e culturale sulla quale lo sport dovrebbe costruire il suo futuro.Recentemente è stata una splendida realtà, ha restituito entusiasmo a tantissimi italiani, ha coinvolto tutti gli sportivi e si è fatto apprezzare per la sua autenticità.
Stiamo parlando del calcio femminile, un movimento in continua crescita grazie allo straordinario risultato delle azzurre al recente mondiale.Governo e FIGC hanno di recente annunciato di volersi attivare per adeguare la normativa ad un contesto in rapidissima evoluzione.Un contesto che è migliorato tantissimo e ancor di più, dopo l’entrata di grandi club professionistici che hanno investito su un movimento in costante crescita.Servono dirigenti preparati in grado di capire che il calcio femminile non è un peso ma un’opportunità.
Occorrono riforme strutturali e proposte di sistema affinché il movimento possa crescere per poter progettare un percorso normativo, propositivo e costruttivo.
Per farlo, però, occorre una rivoluzione culturale e un processo evolutivo che consenta di superare gli errori del passato.
Il cammino della parità in Italia procede per gradini, ogni tanto accelera, poi si ferma.
Nel 1946 le donne hanno conquistato il diritto di votare e di essere elette. Nel comitato dei 75 che redasse la costituzione ce n’erano cinque.
Si parla, però, ancora e solo di “padri costituenti”.
In magistratura le donne sono state ammesse solo nel 1963, a causa di una legge risalente al 1919, grazie all’azione di una donna, Rosa Oliva , che voleva fare il prefetto e ottenne una pronuncia della corte costituzionale. Oggi quella corte finalmente è presieduta da una donna.
Sembra che le donne si accontentino di essere brave, gli uomini invece si accontentano solo con il potere, e si nominano l’un l’altro.
Ai vertici degli uffici giudiziari, ai vertici dell’ Avvocatura e nel comitato tecnico scientifico che si occupa di coronavirus non vi è neanche una donna. È possibile che I primari e i dirigenti dei ministeri siano tutti uomini?
E’ normale che nessuna donna in Italia prenderà la pensione dopo aver lavorato nello sport?
La realtà ci dice che le atlete e le allenatrici nonché gli allenatori e gli altri operatori uomini del settore,sono professionisti de facto,ma non de iure.
È evidente l’assenza di una legge.
Occorrerebbe una modifica della legge numero 91 del 1981 agli articoli 2 e 10 con conseguente assimilazione ed estensione dei diritti e delle garanzie costituzionali:
La tutela sanitaria, l’assicurazione contro i rischi e cassa di previdenza, il trattamento pensionistico, un contratto di lavoro subordinato, stipendio adeguato e parità salariale, tutela della maternità anche per i licenziamenti nulli e discriminatori, conciliazione lavoro -famiglia, tutela in caso di invalidità, assenza del vincolo sportivo.
Anche la Risoluzione del 5 giugno 2003 del Parlamento europeo su Donne e Sport, e precisamente agli articoli 27-28-29, ha cercato di indicare la strada per garantire l’eliminazione delle discriminazioni dirette e indirette di cui sono vittime le atlete nell’esercizio del loro lavoro e successivamente L’ approvazione di un regime di agevolazioni fiscali.
Ad oggi però, sono passati quasi 17 anni e in Italia detta risoluzione Unione Europea non è ancora stata attuata.
Tutte riforme necessarie ,soprattutto in tema di tutele e di diritti, che potrebbero promuovere un movimento straordinario e ricco di risorse.
Per attuarle,però, occorrono menti, capacità e competenze specifiche in un settore nuovo.
Pertanto cogliamo dalle avversità che stiamo vivendo,
Delle opportunità incredibili per migliorare un mondo che all’ estero ha già dato tantissime soddisfazioni(USA,Australia,Giappone).
La scelta di rinviare gli europei femminili al 2022 ha dimostrato il buon senso della Uefa trattandosi di una decisione presa per il bene del movimento e per favorirne la sua crescita, garantendo all’evento la migliore visibilità’.
Per il Rinascimento del calcio, dunque, affidiamoci a un nuovo mondo che badi all’etica nello sport e non solo al business,
Che rispetti i principi costituzionali ed elimini le disuguaglianze.
Le donne separano merito e potere, gli uomini misurano il merito con il potere.
Ripartiamo dall’ intuizione e dalla tenacia, due grandi virtu’ che le donne possono portare alla comunità.
Bisognerà finalmente comprendere che non vi è alcuna differenza tra potenzialità maschile e femminile e che la leadership non è una questione di quote ma solo di capacità.Guglielmo Stendardo