Lazio-Atalanta è due partite in una, tra emozioni, rigori e occasioni fallite. Partono fortissimo i bergamaschi ed i tre gol di vantaggio con cui vanno al riposo (doppio Muriel, a segno anche Gomez) gli stanno addirittura stretti. Superiore in tutto, la squadra di Gian Piero Gasperini. Sembra l’inizio di un massacro che non farà prigionieri. Ma, toccato il fondo ed inseguiti dai fischi dei tifosi, al ritorno in campo i biancocelesti trovano le forze che erano mancate. Di nervi e volontà risalgono da 0-3 a 3-3, cogliendo un punto che sembrava un miraggio. Grande merito a Ciro Immobile, impalpabile nel primo tempo, bravo a procurarsi e trasformare due rigori. L’Atalanta riparte carica di rimpianti per aver gettato via una vittoria che sembrava certa. Un po’ per eccesso di sicurezza, un po’ per qualche lacuna difensiva (senza sarebbe squadra da scudetto) e un inevitabile calo fisico (non si può correre 90 minuti senza rallentare mai) ha dovuto pagare dazio. I primi 45′ della Lazio sono un incubo che solo il fischio di Rocchi interrompe. Quella che subisce la formazioni di Inzaghi è una vera lezione di calcio.

L’Atalanta è (o in parte appare, complice la mollezza degli avversari) una macchina perfetta, capace di abbinare velocità di pensiero e di esecuzione, oltre ad una tecnica superiore alla media in molti suoi giocatori. La creatura plasmata da Gasperini anticipa, pressa in ogni parte del campo, morde alle caviglie, toglie ossigeno al centrocampo biancoceleste ed annega i suoi attaccanti in una specie di melassa. Davanti manca la fisicità di Zapata, ma Muriel è un folletto che appare e scompare, mentre Gomez è letteralmente imprendibile. Su di lui si sprecano i falli (e le ammonizioni degli avversari). Inutilmente, col primo passo scappa sempre via. Ma anche Gosens, Freuler e Hateboer sanno come si fa, pur senza essere velenosi come l’argentino. In casa Lazio l’assenza di Leiva per squalifica e di Lazzari (fermatosi durante il riscaldamento) non bastano a spiegare i passaggi a vuoto.

Sempre in ritardo sul pallone, in affanno nella corsa, con Parolo lento, Lazzari e Luis Alberto imprecisi, Milinkovic annebbiato. I tre gol sono la logica conseguenza di tutto ciò. E se Strakosha non ci mettesse un paio di pezze, su tiri ravvicinati di Pasalic, la partita finirebbe molto prima. Dopo l’intervallo Inzaghi inserisce Patric e Cataldi per Marusic e Parolo. Ma non sono certo questi i cambi che danno la scossa. Il rientro in partita della Lazio inizialmente è quasi casuale. Anche perché, tolte due occasioni con tiri alti di Immobile e Correa, l’Atalanta continua ad avere il controllo del gioco. Fino al 23′, quando l’attaccante napoletano subisce un pestone da Palomino e Rocchi indica il dischetto. Rigore trasformato e nemmeno due minuti dopo Correa firma il 2-3. L’Atalanta ora sbanda, perde sicurezza e la fatica rallenta i riflessi. Gollini, fino a quel momento quasi spettatore, compie un miracolo su colpo di testa ravvicinato di Correa. E’ ormai iniziato il recupero quando De Roon (entrato per Pasalic) stende Immobile. Ciro è infallibile ed il pari è servito. Un tempo per parte, un punto ciascuno. La Lazio può gioire per la rimonta. Nonostante la vittoria sfumata, l’Atalanta resta una bellissima realtà della serie A.