LIQUIDATO VUOTA IL SACCO: “DIMISSIONI PER AMORE DEL NOLA, MA LA SOCIETA’…”

Il Nola è alle prese con un difficile ritorno in Serie D, la squadra è nel pieno della bagarre del girone H per evitare la retrocessione. Domenica la difficile trasferta di Altamura che vedrà l’esordio in panchina di Marco Mazzone, fino ad ora preparatore dei portieri dei bruniani. Il terzo allenatore a dirigere i bianconeri, che hanno iniziato la stagione con Stefano Liquidato, per poi prima sostituirlo con Antonio De Sarno salvo poi richiamare il tecnico di Baiano. Il 2 aprile le dimissioni dell’ex Frattese e quindi la promozione di Mazzone.

A distanza di tre giorni, l’ormai ex allenatore del Nola, Stefano Liquidato, ha rilasciato, in esclusiva alla nostra redazione, una lunga intervista dal suo arrivo in bianconero, fino al suo addio.

“Sono arrivato al capezzale di questo Nola nell’ottobre 2017”.  – Inizia così la lunga intervista di Liquidato – “Mi ha chiamato Francesco Iovino, gli altri dirigenti non li conoscevo ancora. Mi ha portato a casa di Ciccio Allocca, era una settimana prima della trasferta di Sorrento. Avevamo raggiunto un accordo di massima, andando incontro alla società, quindi tagliando il mio abituale stipendio. Mi avevano detto che erano in difficoltà e sono andato loro incontro, visto che volevo lavorare con un budget basso. Allocca mi chiese di scommettere su questa possibilità, sapendo che io sono molto legato ai colori del Nola, perchè dopo una stagione anni fa in cui arrivammo ai play-off nazionali mi si prospetto l’offerta di andare a Fondi e vincere un campionato di Serie D lì. Lo stesso Allocca aveva garantito personalmente sul contratto per quella stagione. Con il passare del tempo ho iniziato a conoscere anche gli altri dirigenti, Paolo Bencivenga, Felice Siciliano, Alfonso De Lucia. Arriviamo a dicembre, la squadra era nei piani bassi della classifica, eravamo penultimi. In occasione della partita contro la Battipagliese dove pareggiammo per 0-0 io ero squalificato e al mio posto in panchina c’era De Lucia. Io ero in tribuna, vicino agli altri dirigentwi e ho iniziato a sentire di tutto e di più. Si sparlava di tutti, iniziarono le prime beghe intersocietarie, al termine del match facemmo una riunione al Bar Gardenia di Casamarciano. Felice Siciliano iniziò a parlare del fatto che la squadra non era all’altezza, che era destinata a retrocedere e quindi aveva pensato di non fare mercato e lasciare il Nola al suo destino. In quel frangente mi sono messo in mezzo, prendendomi la responsabilità di far salvare la squadra e soprattutto di raggiungere altri traguardi. Facemmo mercato, arrivarono altri calciatori, altri andarono via per non uscire fuori budget. Dopo è seguita la cavalcata che io e i miei ragazzi siamo riusciti a fare: finale play-off, finale di Coppa Italia Dilettanti, un quarto posto. Sono tutti saliti sul carro dei vincitori e la squadra era regolarmente pagata, mentre io non ricevevo soldi dal gennaio 2018. Con le varie beghe tra i soci, la vecchia società, quella con l’avvocato Avella presidente era stata messa alla porta. Io mi ero sacrificato in nome di questa squadra, di questa società, lasciando perdere la questione economica, ma Allocca mi aveva dato un effetto in modo da garantire il mio stipendio. Quando andarono via, andai dalla società rimasta, quindi De Lucia, Bencivenga e Siciliano chiedendo la regolarizzazione delle spettanze, loro mi dissero di restituire l’effetto ad Allocca che ci avrebbero pensato loro con il nuovo contratto per la stagione successiva“.

Il discorso si allunga sull’acquisizione del titolo di Serie D, passando per le pendenze della passata stagione: Arriva, quindi, giugno iniziamo a preparare la nuova stagione. Confermiamo la gran parte della squadra, aggiungiamo qualche tassello come Spilabotte, Colarusso, Pepe, Fragiello. Doveva essere una squadra per l’Eccellenza a vincere. Nel frattempo a Nola si giocava il Torneo dei Gigli, quindi un torneo nel quale si mettono in mostra le squadre Juniores e nel quale noi allenatori andiamo a osservare per qualche under di livello. In quell’occasione, visto che c’erano anche i dirigenti, si era iniziato a parlare della possibilità di acquisire un titolo, quello del Pomigliano che all’epoca girava voce avesse problemi economici e con il campo. Avevamo iniziato a pensare, quindi, di intavolare una trattativa per portare quel titolo a Nola, ma nel frattempo mi ha chiamato Antonio Nuzzo, quale patron del Savoia, proponendomi di passare parola alla società per l’acquisizione di quel titolo sportivo. Ne parlai con la dirigenza e iniziarono le trattative, la tirarono per le lunghe cercando di trovare un prezzo che potesse accontentare tutti. Il titolo non è costato tanto e, inoltre, è stato acquistato con la rateizzazione. Ad oggi, quindi, fattivamente il titolo del Nola non è della dirigenza bruniana, ma ancora di Nuzzo che deve ricevere le ultime spettanze. L’ultimo giorno del Torneo dei Gigli, la dirigenza presenta quattro calciatori e conferma l’allenatore come anche responsabile del settore giovanile. Sempre in quella circostanza, viene annunciato l’acquisto del titolo di Serie D, ma ad onor del vero di ufficiale non c’era nulla. Sono continuate le trattative fino alla cessione definitiva. Il giorno del passaggio di consegne davanti al notaio, mi chiamano per chiedermi quanto ero disposto a tagliarmi dallo stipendio, perchè comprando quel titolo sportivo si trovavano in difficoltà. Non mi sono tirato indietro, ho risposto che avrei rinunciato a una certa quantità di soldi perchè eravamo amici, sono legato a questi colori e quindi li avrei aiutati con piacere. Prima del ritiro organizziamo uno stage a Casarciano per trovare under che avrebbero potuto fare al caso nostro, dovendo essere io il responsabile del settore giovanile, chiedo un allenatore che sposasse il mio credo calcistico, il mio modo di fare calcio. Mi viene risposto che, viste le difficoltà e vista la richiesta, avrei dovuto rinunciare, almeno temporaneamente, alle pendenze delle tre mensilità della stagione scorsa e che poi sarebbero state regolarmente saldate inserendole nel contratto per la nuova stagione. Una settimana dopo organizziamo un nuovo stage, a Nola, ritardai di qualche minuto e quando arrivo sul campo mi presentano il nuovo allenatore per la Juniores. Storco il naso, perchè da responsabile del settore giovanile, come mi dissero loro, non ero neanche a conoscenza che avevano scelto un nuovo tecnico per la squadra Juniores. Faccio presente che si parte col piede sbagliato e decido di fare un passo indietro, quindi concentrandomi totalmente sulla prima squadra.

Il racconto di Liquidato prosegue spostandosi sul ritiro fino ad arrivare ai vari cambi di panchina: “Cominciamo il ritiro a Nola e la società mi chiesero di operare con un budget di mercato più basso. Due/tre settimane prima, però si erano messi d’accordo con due calciatori per dare loro un anticipo. Li chiamano spiegando la situazione di difficoltà e chiedendo la rinuncia dell’anticipo. Le due condizioni non piacciono ai calciatori che decidono di andare via e soprattutto si arrabbiano con me, perchè li avevo messi in contatto io per venire a giocare a Nola. Qualche giorno dopo, grazie all’ufficialità dell’acquisizione del titolo sportivo del Savoia e quindi della Serie D, mi chiama Gennaro Esposito proponendosi per essere ingaggiato. Gli spiego la situazione, che non c’era la possibilità di prendere anticipi, ma lui ha accettato perchè avendolo già avuto a Torre del Greco voleva battere quel record di 17 marcature di qualche anno fa. La società continuava a lamentare un budget troppo alto e al tempo stesso anche per ridurlo un po’ avevamo deciso di optare per un portiere under e rinunciammo a tenerci il nostro Avino. Con il passare dei giorni chiesi al direttore sportivo Felice Iovino un altro attaccante per allungare la coperta, ma anche un portiere over perchè gli under che stavamo valutando non davano garanzie. Proviamo a chiamare Avino, che però aveva preso accordi con il Castel San Giorgio. A dieci giorni dalla fine del ritiro estivo, da Ischia mi chiamano alcuni dirigenti che vogliono una riduzione dei calciatori, perchè essendo troppi il budget si sarebbe allargato, mentre loro volevano lavorare con un budget basso. Avrei dovuto mediare io con il presidente per non rompere degli equilibri. A questa richiesta minacciai di dimettermi perchè non volevo essere tirato in ballo in queste discussioni e di conseguenza avrebbero dovuto parlare loro con De Lucia e chiedere una riduzione della rosa. A pochi giorni dall’inizio del campionato la dirigenza comincia già a lamentarsi per la qualità della squadra, mettendo in discussione la possibilità di riuscire a salvarci. Decido di metterci la faccia e prometto che se a dicembre la squadra fosse stata nei bassifondi della classifica mi sarei dimesso, stracciando il contratto. Accettano e partiamo. A questo, inoltre, c’è da aggiungere che mi dissero di voler prendere Vincenzo Caso Naturale, per chiudere con un botto di mercato, lanciare il merchandising. Lui chiese un ingaggio alto e loro avevano anche accettato, ma poi la trattativa saltò“.

L’inizio del campionato e l’avvicendarsi sulla panchina dei bruniani: “Iniziamo il campionato, vinciamo a Francavilla con il risultato di 3-0, pochi giorni dopo andammo ad Avellino e vincemmo. Tutti sul carro dei vincitori, da scarsi eravamo diventati fortissimi, si parlava di play-off, di professionismo, ecc. La settimana dopo andiamo a giocare col Granata e perdiamo 4-0, il lunedì arrivarono al campo D’Anna e Troianiello. Figurati per un allenatore avere certi calciatori è motivo di felicità, ma misi in guardia la società dicendo che quegli innesti avrebbero potuto creare dei problemi di equilibrio nello spogliatoio. Stesso discorso che feci per Caso Naturale. Continuano i risultati negativi e ad ottobre mi chiama Francesco Iovino per annunciarmi l’esonero. Ringrazio e accetto, pensando che il mio lavoro non coincideva con le aspettative, ma partendo sempre dal presupposto che loro non avevano rispettato il patto di aspettare dicembre e nel caso me ne sarei andato da solo. Nel corso nelle settimane nessuno si è fatto sentire per parlare del saldo di quello che mi spettava. Dopo qualche settimana ho fatto la vertenza per due mensilità, ottobre e novembre. Nel frattempo il Nola stava facendo molto bene, quindi si rafforzava il pensiero che il problema ero io, il mio modo di lavorare, perchè la stessa squadra stava vincendo. Arriva gennaio e dopo la sconfitta contro il Sorrento vengo richiamato. Vengono a casa Felice Sicialino, De Lucia e un altro dirigente. Mi dicono che hanno difficoltà tecniche e mi chiedono di tornare. Li avviso di aver fatto una vertenza e che sarei tornato se mi avessero dato carta bianca, visto che in quei mesi non sono mai stato tutelato nè dopo le sconfitte, nè in altre occasioni. Mi rispondono che trovandosi in difficoltà economiche hanno bisogno che io faccia una mediazione con la squadra, che non riceveva lo stipendio e che avrei dovuto spiegare che non avevano soldi per chiudere la stagione. Io suggerisco di non dire nulla, ma piuttosto di garantire loro gli stipendi per poi concordare al termine della stagione. Dilazionare e rientrare nel budget, non pensare al mio stipendio, di garantire, però, il pagamento a loro. Sembrava tutto ok, abbiamo chiuso con una stretta di mano. Torno ed entrato nello spogliatoio sento i calciatori lamentarsi che non ricevevano i soldi, che non venivano pagati. Ho chiamato un calciatore e chiudendoci in una stanza gli spiego la situazione, Tutto a posto. Passa una settimana e il patto con la società era già venuto meno. I ragazzi ancora non avevano ricevuto i soldi. Andiamo a Taranto, perdiamo, la società non si lamenta ma tutt’altro, dice che la squadra ha giocato bene. La settimana dopo perdiamo anche a Picerno e poi contro il Cerignola. La storia si ripete, la società ci sta affianco e dice che la squadra stava andando bene e che nonostante le sconfitte la prestazione era buona. Sappiamo tutti come sono andate quelle partite. C’era malcontento, certamente, ma era comunque normale. Gli stipendi ai ragazzi vengono pagati, arriva la sfida con il Pomigliano e perdiamo. Iniziano i mugugni, quindi a quel punto iniziando a capire l’andazzo ho iniziato a isolarmi. Dopo le vittorie contro Savoia, a fortuna, e Gragnano sono tornati tutti sul carro dei vincitori. Il lunedì facciamo una riunione, parliamo della mia vertenza, del fatto che i ragazzi erano stati pagati e confermano i problemi. Io dal canto mio confermo l’accordo che avevo preso le settimane scorse, quindi bypassiamo questa vicenda e andiamo avanti. Però, dati i discorsi e dati i mugugni io ho cercato di forzare la mano per capire se la società credesse in me, ci teneva a Liquidato e mi dava fiducia. Da uno dei dirigenti, Felice Siciliano, mi sento rispondere “Tu sei come Allegri, non ti sopporto, ma non posso cacciarti perchè stai vincendo”. Prendo atto e inizio a riflettere sul mio futuro con questa squadra. Arriva la trasferta di Fasano, perdiamo 4-3, nessuno della società si fa vedere. Vanno tutti via neanche un complimento per come i ragazzi avevano combattuto. Durante la settimana parlo con il mio staff, li rendo partecipi dei miei dubbi e della possibilità di andare via. Faccio poi un passo indietro perchè tengo troppo a questi colori. Arriva la partita con la Sarnese e perdiamo. Sento i soliti mugugni e decido di dimettermi. Mi chiudo nello spogliatoio con i ragazzi e li faccio un discorso, annuncio la volontà di andare via perchè non sento la fiducia della società e Esposito e Troianiello mi bloccano dicendo che saremmo dovuti morire avremmo dovuto farlo insieme, lo stesso se ci saremmo salvati. Entra Bencivenga mi chiede se fosse tutto ok e di non abbatterci. Unico della società ad aver detto quelle parole. Rispondo che era tutto ok, ma che non volevo parlare con la stampa, perchè non ero dell’umore e avevo bisogno di riflettere. Il lunedì mattina mando un messaggio a Francesco Mennitto e chiedo di chiamarmi appena si fosse liberato dal lavoro. Lo fa e gli annuncio le dimissionispiegando anche a lui che non sento la fiducia della società, non mi sento tutelato. Lui mi dice che mi avrebbe fatto sapere nella serata perchè alle 18:30 ci sarebbe stata una riunione per capire cosa fare. Accettano le dimissioni, mi chiama Mennitto e mi fa sapere che Bencivenga, De Lucia, Siciliano e un altro dirigente stavano venendo a casa per sapere i motivi. Arrivati mi dicono che Mennitto non aveva spiegato loro il perchè delle mie dimissioni, glielo ripeto, faccio nuovamente presente che c’è una vertenza da pagare. Martedì ho mandato un telegramma nel quale annunciavo le mie dimissioni ufficialmente. La vertenza è stata pagata magicamente mercoledì a due giorni dalla scadenza del tempo a disposizione. Loro sono venuti meno a tanti accordi verbali, io sarei potuto rimanere, ma ho troppo rispetto per questa città, per questi colori. Quindi me ne sono andato, ma la tifoseria deve sapere il perchè ho preso questa decisione. Ho rinunciato ai soldi con le dimissioni, ho fatto tanti sacrifici per questi colori sono sceso a tanti compromessi per il bene del Nola, di Nola e della nolanità, perchè mi sento nolano“.

Cristina Mariano e Gianfranco Collaro – Sportcampania