MANCANZA DI ARBITRI, PARLA L’ EX FISCHIETTO DI SERIE A BONFRISCO/INTERVISTA A TUTTOCAMPO.IT

Angelo Bonfrisco. Nato a Monza il 12/04/1960 ha iniziato ad arbitrare a 20 anni, nel 1980. Nella stagione 1993-1994 debutta in Serie B, il 5 settembre 1993, il 4 giugno 1995 esordisce in Serie a, in Reggina-Foggia 1-1. Nel 2001, a 41 anni, chiude la sua carriera da arbitro. Ecco le sue parole:
Angelo cosa ti ha spinto a fare l’arbitro?
“A dire il vero io volevo giocare a pallone ma fu mio padre ad indirizzarmi. Lui arbitrava ed un giorno mi disse ” Cosa giochi a fare nei dilettanti dovresti fare l’arbitro”. Ho fatto il corso e dopo le prime partite dirette nelle categorie esordienti e giovanissimi mi resi conto che mi piaceva e quindi decisi di andare avanti.”
Il calcio, si dice spesso, sia cambiato molto. Vale anche per il modo di arbitrare?
“Guarda ti devo dire la verità, in serie A era difficile arbitrare vent’anni fa ed è difficile ora. Con tre passaggi le squadre arrivano a tirare in porta, i ritmi sono molto elevati e tu devi essere molto preparato per seguire da vicino le azioni.”
L’arrivo del Var ha risolto i problemi o li ha complicati?
“Li ha risolti. E’ un ottimo strumento per aiutare i direttori di gara anche se le parole di Rizzoli in tal senso sono state molto esplicite: “l’arbitro deve cercare di cavarsela da solo, noi vogliamo arbitri che siano in grado di prendere le giuste decisioni senza l’aiuto del Var.” Comunque passi importanti sono stati fatti: il fuorigioco ed il goal non goal sono due problematiche che adesso non ci sono più”
Frequentando i settori giovanili si nota spesso la carenza di arbitri e molte partite, a volte, non si riescono nemmeno a disputare. Perché secondo te?
“Purtroppo è vero, mancano gli arbitri e questo è un problema a carattere nazionale e non solo regionale o provinciale. Come mai? Chiaro che alla base c’è un principio di mancanza di cultura sportiva. Molti giovani, seppur volenterosi, sono frenati dagli ambienti che vanno a trovare. C’è ancora troppa ignoranza e maleducazione sia nelle società sia tra i genitori. Un ragazzo di 20/25 che ha voglia di fare l’arbitro a volte è spaventato dal clima che si va a creare nella partita e dagli insulti che arrivano da bordo campo.” Poi evidentemente c’è anche un problema di formazione. Non sempre fare il corso e prendere il patentino è sufficiente. L’arbitro va formato e spesso manca questo tipo di istruzione da parte degli stessi addetti ai lavori”. FONTE TUTTOCAMPO.IT