MOGGI PORTA CARESSA IN TRIBUNALE

DI LUCIANO MOGGI È insolito dover aprire questa pagina, abitualmente dedicata al calcio, per rispondere a quanto di falso ha detto Fabio Caressa, giornalista di Sky, in una conferenza all’Università Bocconi di Milano, parlando di Calciopoli. Mi spiace dover accusare di falsità un professionista che ho sempre stimato: non posso però fare diversamente.Troppo facile sparlare degli assenti, soprattutto persone che hanno subito di tutto senza aver commesso illeciti in un campionato che il processo sportivo ha detto essere regolare, senza partite alterate. Di alterato c’era solo il sentimento popolare, furono queste le conclusioni del professor Serio, membro di quel tribunale. Da allora, ci sono state occasioni in cui ho dovuto difendermi, come quando il figlio di Giacinto Facchetti, Gianfelice, mi ha querelato ed è finita come tutti sapete.Anzi, scrisse il giudice nelle motivazioni che Giacinto, allora presidente dell’Inter, «faceva lobbying con gli arbitri», mentre il Procuratore Federale scriveva che «l’Inter era la società che rischiava più di tutte per il comportamento illegale del suo presidente».Evidentemente quel giudice aveva sentito le intercettazioni prodotte ma che a Napoli non ebbero il tempo di sentire. In quell’occasione fui io a dovermi difendere, in questa dovrà essere Caressa a dimostrare se sia vero quello che ha detto. Mi spiace dover nominare una persona che non c’è più ma devo farlo perché tirato in ballo senza motivo in un consesso in cui non era assolutamente richiesto di disquisire sulla mia persona e soprattutto su argomenti che non corrispondono a verità.I fatti. In una partita del 2004, Bologna-Juve, vinta dai bianconeri 1-0 con un gol di Nedved, Caressa ha detto che il centravanti del Bologna, Cipriani, essendo della Gea, non aveva reclamato per aver subito un fallo da rigore: è falso, perché Cipriani non è mai stato legato alla Gea e sarà lui stesso a dichiararlo quando sarà chiamato a testimoniare. Mentre l’arbitro Pieri fu assolto da ogni addebito per una partita risultata evidentemente regolare.Ha aggiunto Caressa che la dirigenza della Juve aveva telefonato a Sky chiedendo la sua testa e quella del commentatore Bergomi, mentre io non ho mai pensato di fare cose del genere: per carattere, io affronto le persone direttamente. E non ho mai conosciuto il suo capo se non di nome.Ha detto Caressa che io potevo anche decidere sulle retrocessioni, mentre erano altri a tramare, probabilmente l’allora presidente federale che chiedeva al designatore Bergamo il massimo riguardo verso la Lazio: «Domenica vanno a Milano e non possiamo far niente ma da domenica prossima… ». E continuava: «Sarebbe poi un altro grosso guaio se retrocedesse anche la Fiorentina». Questo lo raccontano le intercettazioni che saranno prodotte e che,tra l’altro, svelano anche altro, come quando prima di un Inter-Juve del 2004, sempre dietro indicazione dell’allora presidente federale, il designatore telefonò all’arbitro di quella partita, Rodomonti, dicendogli che «in caso di incertezza doveva favorire chi stava dietro». L’Inter.FONTE LIBERO