MOURINHO: “I TIFOSI DEL CHELSEA MI DANNO DEL GIUDA? ALLORA GIUDA E’ SPECIAL ONE”

Se le sono dette in campo. E poi fuori. Sfida estremamente accesa quella di Lunedì sera durante e dopo Chelsea-Manchester United, tra Antonio Conte e Josè Mourinho, con lo Special One che si è difeso non solo dall’allenatore avversario, ma anche dagli attacchi arrivati dagli spalti. Quello di lunedì sera a Stamford Bridge è stato un ritorno amarissimo per lo Special One e non tanto per la seconda sconfitta stagionale con i Blues quanto per i cori offensivi nei suoi confronti da parte di quei tifosi di cui è stato un idolo per anni. Allo Special One non hanno perdonato l’aver accettato la panchina del Manchester United e durante la partita di FA Cup persa 1-0 con il Chelsea il tecnico portoghese si è sentito dare del «Giuda». Ma Mou non è tipo da tenersi le cose dentro e a quei cori ha risposto alzando tre dita al cielo, chiaro riferimento ai campionati vinti sulla panchina del Chelsea. «Fino ad oggi hanno un solo allenatore che ha vinto per tre volte la Premier League per loro e quel Giuda è ancora il numero uno – si è sfogato a fine partita – possono chiamarmi come vogliono, sono un professionista e difendo il mio club. Sono davvero orgoglioso dei miei giocatori e dei tifosi del Manchester United». Sull’esito della partita ha inciso l’espulsione di Herrera ma Mourinho si è limitato a definire Michael Oliver «un arbitro con un potenziale fantastico. In quattro partite ha concesso tre rigori e inflitto un’espulsione. Non posso cambiare le cose, lui andrà a casa e potrà fare la sua analisi, io non ho intenzione di farla». Non sono poi mancate le scintille a bordo campo con Conte, con i due che sono quasi venuti alle mani se non fosse stato per il quarto uomo. «Per 20-25 minuti è stato impossibile per Hazard giocare a calcio – si è lamentato l’ex ct azzurro – ho visto solo che ha preso un mucchio di calci, ha iniziato ricevendo calci e ha finito prendendo ancora calci. Questo per me non è football, non si può nemmeno chiamare tattica. Quando giochi contro giocatori dal grande talento magari provi a intimidirli ma l’arbitro dovrebbe proteggerli. Noi siamo andati in campo per giocare a calcio». E sullo scontro verbale in campo con lo Special One scherza: «L’ho fatto per tenermi sul suo stesso livello». A fine partita niente stretta di mano con Mourinho. «Non devo mandare nessun messaggio a nessuno, sono l’allenatore del Chelsea e faccio tutto il possibile per il Chelsea, quello che succede fuori dal campo ci fa solo sorridere». Lo Special One, dal canto suo, ha chiarito che «non ho salutato Conte perché ho dato la priorità ai miei giocatori e ai nostri tifosi. Non ho niente da dirgli». Se i due si siano poi visti o chiariti, però, non è dato saperlo ma il rapporto resta teso: già lo scorso ottobre, dopo il 4-0 del Chelsea sullo United in Premier League, Mourinho aveva avvicinato Conte lamentandosi della sua eccessiva esultanza.

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