NAPOLI TRAVOLGENTE 6-0 AL BENEVENTO

Il Napoli ha travolto il Benevento al San Paolo, nel derby campano di Serie A. Gli azzurri di Sarri, dopo la sconfitta in Champions League contro lo Shakhtar Donestk, tornano alla vittoria con un netto 6-0, con tripletta di Mertens (due rigori) e gol di Allan, Insigne e Callejon.Con questo successo il Napoli raggiunge Inter e Juventus in testa alla classifica con 12 punti in 4 gare e il miglior attacco della Serie A con 15 reti

Derby senza storia al San Paolo: Allan, Insigne, il belga e Callejon a segno quattro volte in mezz’ora, nella ripresa i due rigori del protagonista del giorno

NAPOLI-BENEVENTO 6-0
3’Allan, 15 Insigne, 27′ Mertens, 32′ Callejon, 65′ e 90′ rig. Mertens

Napoli (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan (73′ Rog), Jorginho, Hamsik; Callejon (66′ Ounas), Mertens, Insigne (12′ Giaccherini). Allenatore: Sarri
Benevento (4-4-2): Belec; Venuti, Lucioni, Antei (77′ Letizia), Di Chiara; Lombardi (76′ Parigini), Viola, Chibsah, Lazaar; Coda, Armenteros (1′ Cataldi). Allenatore: Baroni
Arbitro: Irrati
Ammoniti: Letizia

Sulla strada che porta alla vetta ci sono a volte quelle tappe intermedie, quando l’aria non è ancora così pesante e il terreno corre in falso piano, che ti permettono di andare avanti e respirare, procedere senza intoppi né fatica verso la meta, riposati e col sorriso. Quello che il Napoli ha ritrovato con irrisoria facilità nel pomeriggio del San Paolo, dove l’ostacolo Benevento, di fatto, non gli si è mai parato davanti. Tutto troppo facile per la banda Sarri, chiamata a riscattare la prima sconfitta stagionale patita nella trasferta ucraina di Champions. 6 gol al Benevento e record del club di vittorie di fila in Serie A tutto da riscrivere. Ora sono 9 le partite concluse consecutivamente con i tre punti: la storia del Napoli, da oggi, si chiama anche Maurizio sarri.

Decisamente troppo elevato il divario in campo tra una formazione che si conosce a memoria e gioca il miglior calcio d’Europa e 11 ragazzi schierati insieme praticamente per la prima volta da un coraggioso Baroni. Aggredire e cercare di interrompere il gioco nel suo nascere, la mossa che i giallorossi provano a mettere in campo per arginare lo strapotere dei loro avversari, ma il tappo salta subito e la partita si fa allenamento. Vantaggio di Allan al 3’ e altri 3 gol (Insigne-Mertens-Callejon) in poco più di 30 minuti, messi insieme quasi senza far fatica, con quell’impressione di devastante superiorità che solo le grandi squadre sanno dimostrare. Certo il Benevento, questo Benevento, privo di 3 giocatori fondamentali e con un centrocampo tutto rinnovato, era forse l’avversario più comodo dal quale ripartire, ma il segnale arrivato a Sarri dai suoi ragazzi è forte e chiaro: giochiamo a memoria e segniamo a grappoli, ma siamo anche una squadra più matura e consapevole. Che, aggiungiamo noi, non può che puntare a vincere lo scudetto.+

Per ora, con questi tre facili punti messi insieme nel pomeriggio del San Paolo, il Napoli è tornato lassù, attaccato a quel vagone dei capo classifica che ospita al momento anche Inter e Juventus. 12 punti in 4 partite, miglior attacco e numeri da capogiro per produzione e distribuzione offensiva: con quelli di oggi quella cooperativa seriale del gol che comprende Hamsik, Mertens, Callejon e Insigne è arrivata all’incredibile cifra di 303 reti segnate in totale con la maglia del Napoli, (Hamsik 113, Mertens 74, Callejon 65, Insigne 51). Impressionante. Come la differenza di tecnica e organizzazione vista oggi in campo al San Paolo, dove di fatto la partita non è mai cominciata. Anche perché dopo il primo gol di Allan all’alba della partita, i ragazzi di Sarri non si sono fermati e hanno cominciato a intorpidire i già storditi giallorossi: Insigne con una perla a giro, Mertens su illuminante lancio del 24 napoletano, poi Callejon a completare una festa diventata passeggiata trionfale nella ripresa con i rigori del 5-0 e del 6-0 segnati da Mertens, che lascia il campo tronfio e felice col suo pallone sotto braccio.

Ci aveva abituato a poker e triplette nella passata stagione, con questa ora è la quinta volta che il belga più napoletano di sempre ne mette tre alle spalle di un portiere nella stessa partita. Tutto come sempre dunque, il freddo (soprattutto nella testa) dell’Ucraina è già lontano e dimenticato. Arriveranno impegni più gravosi e ostacoli veri sulla strada degli azzurri, a cominciare dalla trasferta a Roma contro la Lazio del prossimo turno, che ci diranno le vere intenzioni e le reali speranze degli uomini di Sarri. Che intanto sorride, malizioso, ma anche consapevole. Come il suo nuovo vecchio Napoli, che continua a divertire e segnare come fosse la cosa più semplice del mondo.

Primo tempo

Pressing alto e aggressività, il piano partita di Baroni per bloccare sul nascere la manovra napoletana frana dopo solo 3 minuti. Merito di un energico e determinato Allan che spezza in due il centrocampo giallorosso con un inserimento perfetto per forza e tempismo e arrivato al limite serve Mertens: il belga calcia, Belec respinge male e il brasiliano, che nel frattempo ha proseguito nella corsa, può appoggiare a porta vuota senza problemi. Serviva una risposta dopo il ko contro lo Shakhtar, migliore argomentazione i ragazzi di Sarri non potevano trovarne. La partita non è nemmeno cominciata e, già sbilanciata come era in partenza, adesso è già quasi archiviata. Anche perché dopo l’1-0 il Napoli continua a giocare come quasi sempre fa, tiene palla e non la fa vedere ai giallorossi. E dopo altri 12 minuti chiude già la pratica Benevento. Ci pensa Insigne questa volta, con uno stop giravolta e destro a giro che muore sotto l’incrocio: è la prima pennellata in questo campionato di Lorenzo il Magnifico, di nome di fatto e di estro. Il divario in campo tra le squadre è profondo e incolmabile, il Napoli fa quello che vuole e a tratti la partita sembra un allenamento. Il giro palla azzurro produce spazi e occasioni a ripetizione che quegli assatanati di Mertens, Callejon e Insigne hanno una voglia matta di trasformare in rete. E così, dopo altri 12 minuti Insigne tira fuori il suo pezzo di repertorio più classico e serve al bacio il taglio profondo di Mertens. Tocco beffardo, Belec non la vede nemmeno e siamo già 3-0. Ora sono 300 le reti segnate con la maglia del Napoli da quella simpatica cooperativa seriale del gol formata da Hamsi, Callejon, Mertens e Insigne numeri impressionanti di una squadra che fa impressione. E che, parentesi ucraina a parte, sta sviluppando una consapevolezza da grande squadra che alla fine dei giochi può e deve portare a un solo risultato: scudetto. Il 4-0 di Callejon che arriva appena al 32’ conferma le intenzioni bellicose degli avanti azzurri e l’enorme divario tra le due formazioni calcisticamente divise da molti più km rispetto all’ottantina che separa le due città. Tutto troppo facile, mezzora di gioco e i giocatori del Benevento vorrebbero già essere in pullman sulla via di casa. Il Napoli invece continua a giocare e sfiora il gol in almeno altre tre occasioni, ma la tensione oramai si è sciolta anche nei padroni di casa. La partita è già finita, intanto termina il primo tempo.

Secondo tempo

La ripresa di fatto si potrebbe anche non giocare, col Benevento che anche se volesse non avrebbe alcuna possibilità di accennare nemmeno a un accenno di reazione. Il Napoli continua a controllare a suo piacimento gioco e pallone, Sarri concede minuti di riposo a Insigne e Callejon, ma non a Mertens, che continua a far impazzire i difensori del Benevento distribuendo dribbling e pezzi di rarra bravura. Il belga ha una voglia matta di segnare e ricucire il prima possibile la distanza di 5 gol che lo separa dal capocannoniere Dybala (8 gol in 4 partite!) e al 65′ ha la prima ghiottissima occasione con un calcio di rigore che Irrati fischia per un evidente fallo su Giaccherini. Il 5-0 tramortisce ancora di più una partita che non ha più senso se non per vedere qualche numero di Ounas, entrato per Callejon, e il gol del definitivo 6-0, ancora di Mertens su rigore: Sarri aveva chiesto al belga di farlo battere ad Hamsik, capitano coraggioso e bisognoso di gol, ma il piccolo funambolo è avaro come solo i grandi bomber e si va a prendere il pallone della tripletta. E’ il trionfo. Di una squadra che non si ferma più e vince la sua nona partita di fila, di un finto centravanti che vuole provare a fare meglio anche dei 28 gol della passata stagione, e di un attacco che trova soddisfazione da 22 partite di fila in Serie A. E che molto probabilmente non si fermerà qui.