OGGI DI BARTOLOMEI AVREBBE COMPIUTO 65 ANNI,SI UCCISE A SAN MARCO DI CASTELLABATE

Era il 30 maggio del 1994 quando il suo corpo esanime fu trovato a San Marco di Castellabate dove viveva con la sua compagna.Nessuno ha mai saputo il motivo di quella scelta di Agostino campione esemplare e mite e bandiera della Roma e del calcio che piace alla gente.Agostino chiuse la sua carriera a Salerno dopo essere stato il capitano della Roma scudetto. Liedholm lo portò a Milano sponda Milan poi andò al Cesena rima di scrivere la storia in granata dove contribuì alla promozione in serie B nel 1990.

Dal carattere schivo e riservato, molto lontano dai canoni classici del calciatore, morì suicida la mattina del 30 maggio 1994 a San Marco, la frazione di Castellabate dove viveva, sparandosi un colpo di pistola al petto. Erano trascorsi dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla sua Roma (di cui era capitano) contro il Liverpool.

I motivi del suicidio — si parlò di alcuni investimenti andati male, nonché di un prestito che gli era stato appena rifiutato — divennero abbastanza chiari quando fu rinvenuto un biglietto in cui il calciatore spiegava il suo gesto, da ricollegarsi probabilmente alle porte chiuse che il mondo del calcio gli serrava:[4] «mi sento chiuso in un buco».[5] Dopo i funerali venne sepolto nel cimitero di Castellabate.

Soprannominato “Ago” o “Diba”, si espresse al meglio come centrocampista, posizionato dal tecnico Nils Liedholm davanti alla difesa, mettendo in mostra carisma, continuità di rendimento e, soprattutto, intelligenza tattica:[2] sopperì infatti alla maggiore pecca che gli veniva imputata, la scarsa propensione allo scatto e alla corsa, con una perfetta lettura in anticipo delle fasi di gioco — come a pensare “più veloce” dei suoi avversari.[7]

Nel corso della carriera, venne impiegato con ottimi risultati anche come centrale di difesa; in questo senso, Gianni Mura scrisse: «da centrocampista ebbe una seconda carriera come libero, o centrale difensivo. Un destino che tocca solo a giocatori di costruzione, con un grande senso del gioco collettivo. Come Beckenbauer, come Scirea che mi viene automatico accostare ad Agostino per i silenzi e per la stessa visione di un calcio semplice, pulito».[

Capace di lanci e servizi impeccabili verso i compagni di squadra, era inoltre dotato di grande potenza nelle conclusioni a rete, arma con cui trovò svariate volte la via del gol sia da fuori area che su calcio di punizione; la stessa la impiegò come rigorista, spesso con tiri sotto la traversa calciati praticamente da fermo.