POMIGLIANO, SORIANIELLO: “DEVO INCONTRARMI COL PRESIDENTE, SAREI ONORATO DI CONTINUARE QUI”

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Per fortuna al mondo non siamo tutti uguali. Ci sono persone e persone, caratteri e modi di guardare e stare al mondo diversi che ci dovrebbero arricchire gli uni con gli altri. E questo succede anche nel mondo del calcio, ognuno porta il suo contributo nella speranza di lasciare qualcosa e di ricevere a sua volta dell’altro per crescere.

Nonostante la trentennale esperienza in panchina il tecnico napoletano Luigi Sorianiello continua ad impare e, soprattutto, ad insegnare calcio. Durante gli allenamenti è tra gli alleantori che definiremmo addestratori, perché trasmettono con cura certosina i loro dettami come sagaci maestri, insistendo sui dettagli che alla fine, quasi sempre, fanno la differenza. E lui la differenza quest’anno l’ha fatta per il Pomigliano. Arrivato lo scorso dieci marzo sulla panchina granata, al posto dell’esonerato Francioso, l’esperto mister è riuscito nell’impresa di compattare l’ambiente e centrare la salvezza, seppur passando per i play out, della squadra napoletana. La redazione di NotiziarioCalcio.com lo ha contattato per conoscere il suo futuro e non solo.

Mister, la salvezza del Pomigliano è un risultato sportivo importante e, diciamolo, per lei  rappresentato anche una sorta di rivincita..
“E’ vero. Diciamo che ha compensato qualche amarezza del passato e qualche gioia scippata come quella di Vico Equense quando una scelta a dir poco infelice del presidente tolse a me ed a diversi giocatori la possibilità di chiudere un campionato che avevamo virtualmente vinto. Non ho condiviso quella scelta allora, non lo faccio oggi ma come già accaduto la rispetto”.

Stavolta però ha ricevuto il giusto merito. Concorda?
“Certo ma non è stato solo Luigi Sorianiello il protagonista di questo successo. Senza il mio staff, senza i calciatori e soprattutto senza la mia squadra invisibile non avrei da solo fatto alcunché”.

Ci spieghi meglio, a chi si riferisce con squadra invisibile?
“Quelle persone che non si vedono, che non compaiono ma che sono stati determinanti nel mettermi nelle migliori condizioni possibili per lavorare e centrare un risultato strepitoso. Abbiamo invertito la rotta, facendo sei vittorie, compresi i play out, due sconfitte e due pareggi. Una media altissima considerato il campionato disputato sino a quel momento. Ho avuto la disponibilità dei miei ragazzi e tutti, dico tutti, hanno dato il loro contributo. Da solo non sarei andato da nessuna parte ripeto”.

Il suo futuro ora quale sarà? Resterà a Pomigliano?
“Non ho un accordo col presidente Pipola. In questo momento gli impegni lavorativi del patron lo hanno portato fuori città, quando rientrerà ci incontreremo e decideremo in un senso o nell’altro, quindi se andare avanti insieme o salutarci cordialmente così come è giusto che sia”.

Domanda banale, mi permetterà se gliela propino ugualmente. Naturalmente sarebbe contento di proseguire in granata e cominciare dall’inizio partendo dalla preparazione?
“Chiaramente si. Pomigliano è una grande piazza e sarei onorato di continuare a fare calcio qui. Ogni allenatore poi spera di cominciare modellando la squadra secondo il suo credo e le sue idee. Subentrare è sempre più difficile, quest’anno mi è andata bene ma altre volte non è stato così pur se con altri obettivi”.

Negli ultimi mesi è venuto fuori il peggio dal mondo del pallone, pensiamo all’inchiesta della Procura di Catanzaro ma anche quella che ha coinvolto i vertici della FIFA. Lei che è un allenatore che in tutta la carriera non ha mai rinunciato alla sua integrità, spesso pagando questo approccio a caro prezzo, che porta di pari passo al suo calcio dei volari fondanti, pensa che quanto accaduto vada a ledere poi professionalmente le persone oneste che lavorano in questo mondo?
“Sicuramente certi comportamenti incidono sulla carriera di chi è professionalmente irreprensibile. Inutile essere ipocriti. Ciò che accade a tutti i livelli mi fa cadere le braccia. Per chi ama questo sport ed ha basato la sua carriera professionale, i suoi successi ed i suoi insuccessi, esclusivamente sul lavoro è avvilente quanto è emerso e sta emergendo. Mi auguro solo che siamo arrivati all’apice e che ora i valori dello sport e della competizione possano tornare a basarsi sul famoso aforisma di De Coubertin l’importante non è vincere ma partecipare. Io dico, vinciamo pure ma facciamolo con lealtà ed onestà. Ciò che ho detto ai miei calciatori a Pomigliano, da quando gli ho detto di scendere in campo con orgoglio ed a testa alta e che potevamo anche perdere ma sempre con onore e lealtà da quel momento è cominciato il nostro campionato”.

Marco Pompeo

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