Per la ripresa del campionato cominciano le frenate.Il ministro dello sport,alcune società,alcuni esponenti della stampa frenano.

Il ministro dello sport,alcune società ed esponenti della stampa stanno sostenendo che ricominciare a giocare non può essere dato per certo.Così il ministro Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è intervenuto al Tg2 per commentare la possibile ripartenza del calcio dopo lo stop per l’emergenza coronavirus: “Taglio stipendi? Non entro nel valore etico dei compensi, ma il mondo del calcio e della Serie A è un mondo che vive in maniera molto diversa dal resto degli sport e dal resto degli italiani. Ogni società sta contrattando in modo diverso con i propri giocatori le riduzioni. Inevitabilmente il mondo del calcio dovrà riprendere, ma oggi non si può dare per certa nessuna riapertura se prima non ci sono le condizioni per il paese. Noi sappiamo che il 4 maggio il nostro paese inizierà pian piano a riaprire, bisogna capire se il calcio sarà pronto per una ripartenza. Oggi non do per certo né la ripresa del campionato né degli allenamenti il 4 maggio. Riprendere gli allenamenti comunque non vuol dire riprendere le partite. Così anche altri sport hanno bisogno di riprendere, io valuterò con molta attenzione perché il mio auspicio è che riprendano gli allenamenti, ma non dia l’illusione ai club di serie a che riprendere gli allenamenti voglia dire riprendere le partite. Mercoledì incontro la Figc che presenterà il protocollo per gli allenamenti. Valuteremo insieme.

In questi giorni ricevo migliaia di messaggi di persone che vorrebbero riprendere attività motoria, ora limitata a pochi passi vicino casa. Quello che mi interessa è che riparta tutto il mondo dello sport. Il calcio ha un valore enorme, economico e sociale, ma dobbiamo pensare a una riapertura anche per tutti gli altri mondi, dove ci sono persone che lavorano per stipendi molto inferiori.

 

Ogg la Lega si incontrerà in Assemblea, ma è già nel caos. Infatti, otto club di Serie A hanno preso una posizione drastica nei confronti dei protocolli presentati dalla Figc: “L’assunzione del rischio di un fatto non più imprevedibile potrebbe ricadere sul club che si è assunto il rischio di prosecuzione pur in presenza di un rischio incalcolabile”, si legge nel documento, mentre la Lega, dopo il consiglio del pomeriggio, sta preparando un documento tecnico unitario. Le otto squadre contrarie, riferisce l’Ansa, sono Brescia, Udinese, Fiorentina (che però smentisce), Bologna, Sampdoria, Torino, Parma e Spal.​

Nel frattempo, il Consiglio di Lega si è riunito in attesa proprio dell’incontro di domani. Dalla riunione di ieri, con Dal Pino e i consiglieri – tra cui Marotta e Lotito –  ne è uscito il seguente comunicato: “Il Consiglio di Lega Serie A, riunitosi oggi, ha confermato all’unanimità l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza. La ripresa dell’attività sportiva, nella cosiddetta Fase 2, avverrà in ossequio alle indicazioni di Fifa e Uefa, alle determinazioni della Figc nonché in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori”.

A scombinare ulteriormente le carte, ci ha pensato anche ​Rodolfo Tavana, responsabile sanitario del Torino che sedeva in Commissione come rappresentante della Serie A, e che ha annunciato le sue dimissioni: “Non ho avuto problemi col presidente della Commissione – spiega Tavana all’Ansa -. Nell’ultimo mese e mezzo ho dedicato molto tempo alla Commissione, ora questioni personali e professionali mi impediscono di dedicarle l’attenzione che merita, per cui preferisco passare il testimone a chi possa occuparsene a tempo pieno”.

A margine di ciò, ma comunque diretta interessata, c’è anche la Juventus. La società non sta entrando nelle dispute, perché al momento è in attesa di capire cosa, dai canali ufficiali, verrà deciso. Non solo per la ripresa dei campionati, ma ancor più sulla ripresa degli allenamenti. Sarà quella la data fondamentale per riorganizzare il lavoro, specialmente per far rientrare i giocatori che ancora si trovano fuori dall’Italia.