SCUDETTO NAPOLI, L’EMOZIONE DEL PAMPA SOSA IL PRIMO TESSERATO DELLA NUOVA ERA

Diciannove anni fa la prima pietra del nuovo Napoli la posò lui.
Il super Napoli di oggi parte da lì: da quel mondo che sembra lontanissimo, da un pallone sgonfio di un bambino… Da un centravanti argentino, ormai napoletano dentr
«Fui il primo tesserato del nuovo Napoli nato dal fallimento. Firmai il contratto in una stanza dell’Hotel Vesuvio. Non esisteva una sede.
Eravamo quattro calciatori il primo giorno di ritiro a Paestum: io, Montervino, Montesanto ed Esposito. Non c’era nulla. Divise, palloni… zero. Tutto sequestrato. Tutto così surreale.
L’allenatore era Giampiero Ventura. Parlava delle sue idee a questi 4 disperati, ma era fantacalcio. Non c’era una squadra e nemmeno la si poteva immaginare. Esposito aveva in macchina il pallone sgonfio del nipotino. Un pallone della Lazio. Facemmo con quello i primi palleggi. Se mi è venuto qualche dubbio all’epoca? A me non spaventa nulla, sono argentino, vengo dalla strada, una volta che mi sono convinto, poi vado come un treno. Non mi guardo indietro… Mi chiamò Pierpaolo Marino: “Ti voglio portare con me a Napoli, non ti pentirai, torneremo in A e diventerai il re della città”.
Marino mi aveva già portato a Udine. M’era venuto a prendere di persona al Gimnasia in Argentina. È un amico. E poi ci fu la mossa decisiva: mi feci promettere da Pierpaolo che nell’ultima al San Paolo avrei indossato la 10 di Maradona. Era stata ritirata, ma in C valeva ancora la numerazione tradizionale…
Ultima in casa con il Frosinone. Eravamo già promossi, chiedo a Reja la numero 10 ma lui fa il vago. “Vediamo…”, mi fa. “Vediamo un cazzo, mister!…”. Parlai con Pierpaolo e gli ricordai il patto. Fui l’ultimo a portare quella maglia. Segnai un gol alla Maradona? Se ci riprovo mille volte non ci riesco più. Fu Diego a farlo per me quel gol. Ho pianto come un bambino. Mostrai la maglia che avevo sotto: “Chi ama non dimentica”. Me lo sono tatuato sul braccio…
Napoli mi è entrata subito nella pelle. Qua mi sento a casa mia. Lo dico sempre: chi firma un contratto col Napoli lo firma con la città intera…».

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