STENDARDO METTE LA TOGA DOPO L’ADDIO AL CALCIO/VIDEO

Stendardo ha giurato,si era laureato nel 2009,la toga dopo l’addio al calco giocato.

“Oggi ho giurato  in cassazione a Roma l’impegno solenne e sono avvocato a tutti gli effetti presso il Foro di Roma”. Una vita in difesa per Guglielmo Stendardo. Prima sul campo dove è stato uno dei centrali più rocciosi della Serie A (oltre 230 presenze nella massima serie con le maglie di Lazio, Atalanta, Juventus, Lecce e Pescara) e da oggi come avvocato.  Specializzazione? Ovviamente il diritto sportivo.

Inizia ufficialmente la sua nuova carriera professionale.

“Fino a due mesi fa ero lavoratore subordinato, essendo tesserato per il Pescara, e non potevo prestare giuramento da avvocato. Adesso non essendo più vincolato alla Figc ho potuto realizzare questo mio sogno. E’ sempre stato un mio grande obiettivo e sono orgoglioso di averlo centrato”.

Lei rappresenta un po’ una mosca bianca nel mondo del calcio. Come si riesce a conciliare studi e professionismo ad alti livelli?

“Noi calciatori siamo lavoratori privilegiati, il tempo per studiare non manca. A volte il problema vero sono le motivazioni. Giochi in Serie A, guadagni bene, sei famoso e pensi che non ti serva altro. Devo dire grazie ai miei genitori: il loro esempio è stato fondamentale. Mamma medico e papà sociologo: mi hanno sempre incoraggiato a studiare e non volevo deluderli. Inoltre ho sempre ritenuto il calcio e la carriera da giocatore qualcosa a tempo determinato. Prima o poi finisce, perciò volevo crearmi un dopo. A 36 anni si è un po’ vecchi per il pallone, ma c’è tutta una vita davanti…”.

Ci sono stati momenti difficili nella sua carriera da studente?

“In certi periodi forse non credevo neppure io di raggiungere davvero questo traguardo. In alcune stagioni gli impegni era pressanti, ma non ho mai mollato gli studi di giurisprudenza. Momento più duro? Il dover ripetere l’esame da avvocato è stata una mazzata pesantissima. La seconda volta, come ricorderai, ci furono anche parecchie polemiche. Qualcuno (all’Atalanta ndr) non aveva capito bene l’importanza dell’esame (24 settembre 2014 non viene convocato per Atalanta-Inter di campionato in quanto impegnato negli orali per l’abilitazione alla professione forense, brillantemente conseguita ndr)”.

Da oggi la dobbiamo chiamare avvocato Stendardo. Che obiettivi si pone?

“Entro in un mondo nuovo. Punto a fare esperienza e devo ringraziare i colleghi Antonello Natale e Antonio Milite. I miei dominus, uno è un civilista e l’altro fa il penalista. Sto imparando tantissimo da loro. Come diceva Socrate ‘So di non sapere’, perciò studio, mi informo, esploro e cerco di conoscere la materia giorno per giorno”.

In cosa si specializzerà: civile o penale?

“In realtà punto al diritto sportivo. Vorrei restare, ancora non so bene in che vesti, legato al mondo del calcio. Ma non escludo nulla. Adesso sono avvocato a tutti gli effetti e non lascerò mai questa professione, al di là di possibili esperienze contestuali nel calcio. Magari come dirigente o collaboratore tecnico. Un uomo è fortunato quando fa quello che gli piace fare. Abbinare calcio e avvocatura sarebbe il massimo”.

Intanto la vediamo spesso sui campi e negli stadi.

“Sono stato a Vinovo settimana scorsa. Guardo tante partite e mi tengo aggiornato come normale che sia. Sto collaborando in tv come opinionista a Premium, mi diverte commentare le gare in queste vesti”.

Ha giocato con due dei tecnici emergenti del nostro calcio, Simone Inzaghi ed Eusebio Di Francesco. Le due romane ce la faranno a entrare in Champions?

“Stanno facendo grandissime cose. Rappresentano la dimostrazione che anche in Italia si può vincere con merito, giocando bene.  Non bisogna distruggere e ripartire, sperando tramite qualche episodio di portare a casa il risultato. Mi sono piaciute molto le parole di Arrigo Sacchi alla Gazzetta un paio di settimane fa: diceva che occorre avere uno stile per cambiare e migliorare il nostro calcio. Ecco, Simone e Eusebio ce l’hanno. Impostano le proprie squadre in maniera diversa dal passato. La vittoria della Roma contro il Barcellona ha risollevato il nostro calcio, che aveva toccato il fondo dopo l’eliminazione mondiale contro la Svezia. Un successo meritato, con un pressing plurioffensivo che ha determinato il dominio dei giallorossi. Queste vittorie pongono basi per altri successi”.

Da avvocato ed ex calciatore che ricetta suggerisce per far tornare in auge il nostro movimento?

“Servono poche idee, ma buone. Abbiamo le leghe di Serie A e B paralizzate da interessi personali, un commissario tecnico della nazionale ad interim e la Figc commissariata. E’ il momento di cambiare le cose. Occorrono dirigenti che abbiano competenze, servono le Seconde Squadre, le accademie giovanili e un protocollo comune per tutti gli allenatori. Nutro piena fiducia nel commissario Giovanni Malagò: il commissariamento rappresenta un’opportunità da non sprecare per fare finalmente riforme”.

Da napoletano e simpatizzante per la squadra della sua città come valuta l’operato di Sarri?

“Il mister rappresenta un valore aggiunto per il Napoli: ha dato un processo di crescita evolutiva. Quando vedo il Napoli penso a una rivoluzione democratica”.

Sta emergendo un nuova nidiata di difensori centrali italiani: su chi punta?

“Romagnoli è quello con i più grandi margini di crescita. Anche Caldara può crescere ancora tanto. Comunque ci sono tanti giovani italiani bravi: bisogna solo metterli nelle condizioni migliori per crescere e dar loro fiducia”.

Il difensore più forte in circolazione?

“Koulibaly del Napoli. E’ formidabile, lo ritengo attualmente il migliore al mondo”.

Nicolo Schira FONTE GAZZETTA.IT

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