VULLO: “POTEVO ALLENARE IL POTENZA, HO DOVUTO RIFIUTARE”

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Ha guidato lo scorso anno il Boville Ernica in Eccellenza laziale dopo un inizio al Viggiano in Basilicata. Giovane, ambizioso e già con le idee chiare, il 33enne Matteo Maria Vullo è figlio d’arte. Papà Salvatore, l’ultimo anno sulla panchina del Campobasso, gli ha trasmesso la passione per il calcio e tutti i dettami utili per essere un buon allenatore. Di padre in figlio, insomma. L’aspirazione di Vullo jr è adesso quella di gettarsi in una nuova avventura, possibilmente nella zona dove attualmente vive e lavora, in Emilia. Già diversi, in questo senso, i sondaggi operati da alcuni club. “Sì, mi sono trasferito qui per motivi di lavoro – sottolinea -. Alcuni giorni fa non ho potuto accettare la proposta del Potenza. In precedenza avevo avuto qualche offerta da alcuni club di D. Ma, purtroppo, almeno per quest’anno non posso allontanarmi per ragioni lavorative. Per questo motivo sto valutando proposte nell’ambito regionale qui in Emilia. Però sarebbe stato un onore lavorare a Potenza, una piazza prestigiosa. Questa chiamata mi ha onorato a livello professionale, mi ha inorgoglito. Poteva essere un bel trampolino di lancio“.

Celano (Berretti), Civitella Roveto in Eccellenza e l’ultimo anno a Boville dopo un inizio a Viggiano, sempre in Eccellenza. Le è mancato solo di disputare i play-out con i laziali.
Sì, infatti con mio rammarico ho dovuto interrompere la mia attività col Boville Ernica a tre giornate dalla fine, quando mi sono trasferito per lavoro. Questa separazione però era già concordata. E’ stata un’annata particolare. Ho iniziato col Viggiano di Giuseppe Postiglione, ex patron del Potenza. Il progetto era molto ambizioso, si potevano fare grandi cose. A novembre poi la squadra è stata ritirata, dissidi con la politica locale per alcuni contributi stabiliti anche con delibera e poi non elargiti. Automaticamente ci siamo tutti svincolati. Con l’annullamento dei tesseramenti, sono andato a Boville per dare una mano ad alcuni amici“.

I play-out purtroppo non sono serviti per evitare la retrocessione.
Ho trovato una squadra molto giovane con due soli elementi di esperienza come Cuomo e Masi, e tutto sommato ci siamo divertiti. L’obiettivo era quello dei play-out visto che, quando sono arrivato, eravamo ultimi in classifica. Quando sono stati disputati gli spareggi non c’ero, ma questo non vuol dir nulla: mi sono sempre sentito uno del gruppo anche quando sono andato via e la retrocessione la porto sulla mia pelle. Comunque abbiamo fatto più di quello che potevamo fare, disputando anche un ottimo girone di ritorno. Credo che nel Boville ci siano molti ragazzi di grande prospettiva e anche per questo ritengo che la mia avventura lì sia stata molto positiva da un punto di vista professionale. Dispiace solo non esserci stato dall’inizio: diversamente, si sarebbe fatto sicuramente meglio. Il gruppo non aveva svolto una preparazione adeguata e avevo trovato molti ragazzi in condizioni atletiche precarie. Più di un calciatore si è rotto il crociato. Se questo succede ad un solo elemento, ci può stare. Se capita a tanti, significa che c’è qualcosa che non è andata per il verso giusto nella preparazione“.

Qual è il suo modulo tattico di riferimento?
Diciamo che, se potessi costruire una squadra come piace a me, utilizzerei un 4-3-1-2 non prescindendo mai dal trequartista. Poi è chiaro che è necessario adattarsi alle caratteristiche dei calciatori a disposizione“.

Stefano Sica

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