ADDIO AD UN MITO E’ MORTO PESAOLA IL PETISSO

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Bruno Pesaola è morto: lo chiamavano Petisso, è stato una bandiera del Napoli

Ricoverato da tempo in ospedale nel capoluogo campano, aveva 89 anni: ha giocato otto anni in azzurro e da oriundo vestì la maglia della Nazionale, poi da allenatore ha conquistato una Coppa Italia a Napoli e uno scudetto a Firenze

Bruno Pesaola, ex allenatore, tra le altre, di Napoli e Fiorentina

 Bruno Pesaola, ex allenatore, tra le altre, di Napoli e Fiorentina
È morto a 89 anni Bruno Pesaola: era da tempo ricoverato per problemi di circolazione al Fatebenefratelli di Napoli, la sua città di adozione. Nato a Buenos Aires da padre marchigiano, in azzurro ha giocato dal 1952 al 1960 e fu in quel periodo che, da oriundo, vestì la maglia della Nazionale. Soprannominato “El Petisso”, ha allenato il Napoli in quattro diversi periodi vincendo, da tecnico, la storica Coppa Italia del 1962, l’unica mai conquistata da una squadra di Serie B. Da allenatore ha vinto il suo unico scudetto a Firenze nel 1969 e un’altra Coppa Italia a Bologna nel 1974.
IL RITRATTO — Sigarette, whisky e tanto Napoli. “Sono nato per sbaglio a Buenos Aires”. Diceva così El Petisso che a Napoli si trasferì per la prima volta nel 1952, è andato e tornato più volte fino a stabilirsi definitivamente dopo aver chiuso la carriera da allenatore. Ma senza mai abbandonare l’amore per l’azzurro: ne parlava continuamente, anche in tv, dove era solito frequentare i salotti delle emittenti locali tanto da diventare un personaggio anche per i più giovani che non lo avevano mai visto giocare, né allenare. Del Napoli chiese agli amici anche dopo l’ultima pesante operazione alla gamba destra fratturata, l’anno scorso: “Come ha giocato col Palermo?”. E personaggio, suo malgrado, divenne anche grazie a Felice Caccamo, alias Teo Teocoli, il giornalista sui generis di Mai Dire Gol che lo inserì nella sua combriccola di amici insieme a Bruscolotti e Ferlaino. Nella vita reale, raccontano i veri amici, Pesaola amava la notte “perché porta le idee”. Magari quelle che lo hanno portato a vincere un campionato a Firenze. Di giorno, perché allora il calcio si giocava alla luce del sole, e lontano dalla sua Napoli.

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