DISFATTA AZZURRA ESAMINIAMO IL CAMPIONATO ITALIANO SQUADRA PER SQUADRA

Qatar, addio! È sbagliato il sistema… L’eliminazione dal prossimo Campionato del Mondo è da considerare una vera e propria catastrofe sportiva. Amarezza che va ad aggiungersi alle ‘Caporetto Azzurre’ del ’66 (Corea) e di Milano del 2017 (Svezia). Prima ancora eravamo rimasti a casa nel ’58: la vecchia Coppa Rimet che decretò il mito di Pelè. Mai avevamo disertato la più grande competizione calcistica per due volte di seguito! Una sciagura sportiva senza precedenti.
Nato alla fine del 1800 in Inghilterra, oggi il gioco del calcio viene praticato da più di due miliardi e mezzo di persone in tutto il mondo. La squadra più antica è lo Sheffield FC (24 ottobre 1857). Nel 2006, sono stati stimati 270mila calciatori professionisti: il 4% della popolazione mondiale. In Italia sono più di 4 milioni le persone che praticano il football, di cui 1,4 milioni di tesserati in 14.000 club. In un anno si disputano circa 570mila gare ufficiali, di cui il 99% dilettantistiche e del settore giovanile. Sarebbero quasi 33 milioni le persone che si dichiarano interessate al calcio. Un movimento sportivo che rappresenta la terza industria del nostro Paese con un fatturato diretto di 4, 7 miliardi di euro: il 7% della crescita del PIL. Il primo club italiano è la Juventus con quasi 350 milioni di euro di fatturato nel 2015/2016. Nell’arte pedatoria siamo collocati ai primi posti del mondo, con più di 50 trofei internazionali, tra cui: 4 Campionati del Mondo, 2 Europei, 1 Torneo Olimpico, 2 Coppe Internazionali (a pari merito con la Germania e preceduti dal solo Brasile); a livello di club si contano: 12 Coppe dei Campioni, 9 Coppe UEFA, 7 Coppe delle Coppe, 4 Coppe Intertoto, 9 Supercoppe UEFA, 7 Coppe Intercontinentali e 2 Coppe del Mondo per club FIFA (siamo terzi in Europa dopo la Spagna e l’Inghilterra). Numeri che lasciano pochi dubbi sul livello del calcio italiano. Ma, nonostante ciò, la nostra Nazionale continua a ‘regalarci’ incostanza e dispiaceri. Delusioni che potranno trasformarsi in altre grandi vittorie solo se si adotteranno i giusti rimedi. L’ultima catastrofe – giunta dopo il trionfo dell’estate scorse, allorché abbiamo alzato la Coppa Continentale nella tana dei maestri inglesi – evidenzia le cause della disfatta. La squadra, ben diretta dal tecnico Roberto Mancini, nelle partite di qualificazioni non ha giocato male; abbiamo avuto tantissime occasioni (persino due rigori che ci avrebbe consentito di liquidare a tempo debito la Svizzera), ma sono mancati i gol. Anche nell’ultimo spareggio siamo arrivati tantissime volte nei pressi della linea di porta della Macedonia, ma ci è mancata la sicurezza, il cinismo e la serenità per infilare il pallone nel sacco. La verità è che il nostro calcio non ha molti attaccanti. Ciò succede perché sono veramente pochi i calciatori italiani ad essere schierati in campionato. Infatti, il massimo Torneo Nazionale – non si capisce per quali motivi – preferisca far giocare, in particolare nei reparti offensivi, atleti stranieri anche se di seconda, terza e quarta tacca. Per rendersene conto, basta dare uno sguardo alla classifica dei cannonieri della Serie A. Nelle squadre di vertice giocano solo Insigne e Kean (Napoli e Juventus). Peraltro, Insigne non è un vero attaccante e Kean siede spesso in panchina, come Bernardeschi ed altri bravi giocatori nostrani. E i risultati sono scarsi anche a livello di club. Tanto che le squadre italiane non si aggiudicano un trofeo internazionale da ben 12 anni!
Squadre che lottano per lo scudetto e per gli altri tre posti che consentono di partecipare alla Champions League.
MILAN (1^ con 66 punti) Giroud (? Ibrahimović (? Leão (? Hernandez (4) Kessie (5) Messias (4)
NAPOLI (2^ con 63) Osimhen (11) Insigne (7) Mertens (7) Ruiz (6) Zielinski (5) Lozano (4)
INTER (3^ con 60 punti) Martinez (14) Dzeko (12) Calhanoglu (6) Perisic (5) Correa (4) Sanchez (3)
JUVENTUS (4^ con 59 punti) Vlahovic (21 reti con Fiorentina e Juve), Dybala (? Morata (? Cuadrado (4) Kean (4) Mckennie (3) ATALANTA (5^ con 51 punti) Pasalic (9) Zapata (9) Malinovskyi (6) Muriel (4) Koopmeiners (4) Ilicic (3)
Nei primi trenta della classica cannonieri sono presenti solo dieci italiani: Immobile, Berardi, Scamacca, Caprari, Pedro, Caputo, Pinamonti, Raspadori, Pellegrini, Destro. Immobile e Pellegrini giocano con la Lazio e la Roma, in lizza per un posto in Coppa Uefa. Berardi, Raspadori e Scamacca militano nel Sassuolo, squadra nona in classifica; Caprari nel Verona (decima); Pedro, Caputo e Destro, rispettivamente nel Cagliari, Sampdoria e Genoa, impegnate nella lotta per non retrocedere.
Squadre attualmente classificate al 5^, 6^ e 7^ posto.
ROMA (51 50) Abraham (15) Pellegrini (? Veretout (4) Ibanez (3) Mkhitaryan (3) Gyan (2)
LAZIO (49 58) Immobile (21) Milinkovic (? Pedro (? Zaccagni (6) Felipe Anderson (5) L. Alberto (4)
FIORENTINA (47 48) Fiorentina: Biraghi (4) Torreira (4) Bonaventura (3) Piatek (3)
Nei reparti offensivi delle squadre che aspirano all’UEFA sono presenti cinque calciatori italiani, non sempre schierati da titolari.
Nel nostro campionato si realizzano quasi due reti a partita. Ma la stragrande maggioranza dei gol sono di marca straniera: perché i giovani italiani non sono ritenuti all’altezza neanche di fare la panchina. I calciatori che ‘crescono’ nelle squadre dei settori giovanili vengono mandati ‘a farsi le ossa’ nei campionati delle serie inferiori e la stragrande maggioranza si perde per strada. Lontani i tempi in cui il CT della Nazionale Ferruccio Valcareggi, nella finale del mondiale contro il Brasile (1970), per abbondanza di campioni, si permetteva il lusso di tenere in panchina un calciatore di nome Rivera che solo l’anno prima aveva vinto il pallone d’oro (primo per l’Italia)! Altri CT potevano lasciare tranquillamente a casa cannonieri del calibro di Pruzzo o di Pulici che facevano goal a raffica con la Roma e il Torino. Ma allora nel campionato giocavano gli attaccanti italiani. Non è colpa della Nazionale o di Roberto Mancini se saremo costretti a guardare per la seconda volta di seguito il campionato del mondo ‘in poltrona’. I calciatori danno tutto quello che possono, in base alle proprie qualità tecniche e agonistiche. Il CT ha fatto un piccolo miracolo in estate portandoci in vetta all’Europa dopo 53 anni. C’è riuscito grazie alle sue qualità professionali e perché ha avuto la possibilità di creare un gruppo e formare una vera squadra. Squadra dove sono esplosi calciatori come Chiesa, Spinazzola (attualmente infortunati) e Donnarumma, risultato meritatamente il migliore portiere del mondo. Ma i miracoli non si ripetono ogni mese. I calciatori italiani sono bravi, ma non abbiamo fuoriclasse. Possiamo vincere anche il campionato del mondo come è successo con Enzo Bearzot e Marcello Lippi, ma devono combinarsi condizioni essenziali dove la tecnica, la forma atletica e l’agonismo possano unirsi al pizzico di fortuna che serve sempre. In un torneo è possibile che ciò accada perché si disputa in un mese. Le qualificazioni, all’opposto, durano anche più di un anno e ci sono tanti altri interessi da salvaguardare. Va ricordato che i giocatori sono stipendiati dalle società alle quali interessano primariamente il campionato e le varie coppe che garantiscono introiti. Non è un mistero che le società fanno fatica a mettere a disposizione, spesso e per lunghi periodi, i propri calciatori alle rappresentative azzurre. Sono personalmente convinto che, se il Commissario Tecnico avesse avuto a disposizione gli atleti almeno una ventina di giorni per preparare gli spareggi, adesso staremmo a discutere di altre cose. Data l’importanza, forse, sarebbe stato opportuno farlo. Ma con i ‘se’ e i ‘forse’ non si va da nessuna parte, e, soprattutto, non si recupera il biglietto per il Qatar. Per il bene non solo della Nazionale (straordinaria e importante per l’unione del nostro Popolo alla stregua dell’Inno e la Bandiera) e per la salvaguardia del grande patrimonio sportivo che è il calcio, bisogna avere il coraggio di cambiare. Spetta ai dirigenti federali attuarlo e alle società darsi un pizzicotto. La Nazionale deve essere rinnovata e il CT Mancini (la conferma dovrebbe essere d’obbligo) saprà ricreare l’entusiasmo e le nuove basi per vincere ogni cosa. Ma dovrà essere aiutato, ponendo al primo posto gli interessi di chi rappresenta i nostri colori nel Mondo. Si deve creare un vero sistema come hanno fatto la Spagna e la Germania. Occorre mettere un limite ai calciatori stranieri, e, se non è possibile, si deve obbligare le squadre di ogni livello a giocare con un minimo in campo di calciatori italiani. Solo giocando e sbagliando si cresce e si diventa campioni. Non siamo il Brasile che sforna fuoriclasse come le fungaie nei boschi. Abbiamo dei buoni vivai calcistici e dobbiamo curarli per formare adeguatamente i talenti che germogliano tra i nostri giovani. Sono tanti e sarebbe una grave colpa continuare a perderli per strada. Ripartiamo, dal passato. Solo per fare un esempio, il settore giovanile dell’Atalanta – squadra che negli ultimi anni gioca con la stragrande maggioranza di calciatori stranieri – nel corso degli anni, ha lanciato campioni come: Domenghini, Savoldi, Scirea, Cabrini, Orlandini, Bianchi, Vieri, Pazzini, Montolivo, Morfeo, Pellizzoli … Scusate se è poco! Mario Fortunato 
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