INTER I NUMERI DEL FALLIMENTO
Così l’Inter ha bruciato il patrimonio
Solo la cessione di Brozovic e Onana ha consentito la continuità aziendale nel 2023-2024
Da un lato c’è un’Inter prima in classifica in Serie A, reduce da una finale di Champions League persa di misura contro il Manchester City. Dall’altra un bilancio da abisso profondo, talmente squilibrato da far temere per il futuro di una delle squadre di calcio più importanti d’Italia. In mezzo a tutto questo, lascia sbigottiti apprendere dei compensi corrisposti ai 10 membri del consiglio (in cui siedono l’amministratore delegato corporate Alessandro Antonello e l’ad dell’area sportiva Giuseppe Marotta) che per l’esercizio 2022/2023 hanno percepito poco meno di 1,9 milioni di euro, che stonano a fronte di una perdita pari a 85,4 milioni.
Ma al di là di questo, i numeri che fanno temere di più per il futuro della Milano nerazzurra sono stati vergati sul blog del commercialista e revisore contabile Luca Marotta. Nonostante la società abbia sforbiciato i costi dell’11,8% a 465,5 milioni, ha però dovuto iscrivere un arretramento dei ricavi (-3,2%) a quota 425,5 milioni. Questo fa sì che lo squilibrio economico permane e si proietta nel futuro. Le perdite, infatti, si riversano su una situazione debitoria molto pesante: 807 milioni, sebbene in calo dagli 881 milioni dell’esercizio precedente. Una boccata d’ossigeno, vitale per la continuità societaria, sarebbero state le cessioni di Brozovic (all’Al Nasr per 17,5 milioni) e di Onana al Manchester United (per 50,2 milioni). Certamente ha dato una grossa mano la possibilità concessa, nell’ambito degli aiuti per le imprese colpite dall’emergenza Covid, di «rateizzare le scadenze relative a talune partite debitorie, in particolare di natura fiscale». Sta di fatto che il Gruppo Inter al 30 giugno 2023 segnalava un patrimonio netto negativo per 161,9 milioni. Ciò significa che tutte le attività contenute nel bilancio interista, peraltro sovrastimate, non basterebbero a coprire le passività. Ed essendo negativo, «il patrimonio netto della Capogruppo al 30 giugno 2023 non rientra nei limiti minimi di capitalizzazione previsti dal Codice Civile», scrive Marotta. Tuttavia, la società ha avuto la possibilità di differire il ripianamento delle perdite entro il quinto esercizio successivo a quello chiuso: quindi, entro il 2027, quando dovrà aver azzerato i 342 milioni cumulati.
Il quadro, quindi, è quello di un club che sta facendo il possibile per rimanere a galla ricorrendo a condizioni estremamente salate. Ma gli scricchiolii si moltiplicano e potrebbero presto sfociare in un punto di rottura che pare inevitabile. A gennaio 2022, infatti, è stato emesso un bond da 415 milioni con scadenza 2027 con un rendimento monstre del 6,75%. E i cinesi di Suning, che controllano la società attraverso il veicolo Grand Tower, dovranno trovare il modo di rimborsare entro la scadenza di maggio 2024 il finanziamento da 275 milioni del fondo californiano Oaktree, che a garanzia del suo credito ha preteso tutte le azioni del club. Stante questi numeri, la proprietà cinese dovrebbe farsi carico di un robusto aumento di capitale per riequilibrare una situazione che alla lunga potrebbe costringere a portare i libri in tribunale. La proprietà ha sì provveduto a ripianare la perdita dell’ultimo anno con la conversione a patrimonio di un finanziamento soci da 86 milioni; ma vista la mala parata servirà ben di più.
Suning.com, gigante dell’elettronica di consumo e perno del gruppo Suning, non sta navigando in buone acque: nel 2022 ha perso circa 2,1 miliardi e quest’anno la situazione, pur essendo migliorata nel primo semestre, permane in perdita anche a causa di un’economia cinese che ha avuto una ripresa dei consumi inferiore alle aspettative. A sua volta la famiglia Zhang sta affrontando diversi problemi in patria con i creditori. Il 7 luglio 2022 l’Inter «ha ricevuto un atto di citazione da parte di China Construction Bank» presso «il Tribunale Civile di Milano» per un’azione «revocatoria contro la delibera assembleare del 18 febbraio 2019 della Capogruppo» in materia di compensi degli amministratori, nel contesto di «più ampie azioni a tutela dei propri interessi economici in Cina». L’Inter si è opposta e la causa è ancora in corso, ma di fatto è un’altra grana da sciogliere.