MORGAN DE SANTIS, GLI ERRORI DI UNA GESTIONE DISASTROSA

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La giornata trascorsa è stata un ottovolante di emozioni, di rimonte  e  di vittorie all’ultimo respiro, con qualche veleno e diverse polemiche a livello arbitrale. Ma mentre nei piani alti della classifica si accende la sfida tra Inter e Juventus, un confronto che trascende i due punticini che separano le compagini ma che riguarda due diverse interpretazioni del gioco, Per i tifosi Salernitani, però, giornata  14 è stata il risveglio traumatico dalle illusioni nate nel cuori irrazionale di chi ama il Granata dopo la vittoria con la Lazio. Il futuro ora appare di nuovo a tinte fosche.

La gestione di De Sanctis

Se si deve fare un’analisi oggettiva della situazione granata, individuando i responsabili di questo ultimo posto in classifica, la colpa va equamente spartita tra la proprietà, la dirigenza e i calciatori in rosa. Patron Iervolino non ha fornito di certo le risorse necessarie a rimpinguare un organico che viene da due salvezze consecutive, ma che ha sempre evidenziato limiti tecnici, in particolare nel reparto arretrato. Poi ci sono i calciatori che hanno tenuto in diverse circostanze o comportamenti poco professionali (come Dia) oppure hanno reso sensibilmente al di sotto delle aspettative. Tuttavia, colui che avrebbe dovuto fare di più è proprio De Sanctis che ha perdonato ai giocatori e all’ex allenatore Paulo Sousa troppo. I campanelli d’allarme su questa stagione si sono sentiti forte in estate inoltrata, attutiti  dall’entusiasmo di una piazza a cui è stato fatto credere che quest’anno la salvezza sarebbe stata tranquilla, si parlò addirittura di militare dal lato sinistro della classifica.

Il mercato estivo

Paulo Sousa in estate ha avuto un flirt con il Napoli, per sette lunghi giorni il tecnico ha tenuto il piede in due scarpe. Poi la chiamata di De LAurentiis non è arrivato, non quella decisiva almeno, allora il portoghese ha fatto dietrofront conservando la poltrona all’Arechi. In questa circostanza qualcosa si è rotto, con lo spogliatoio con la città. De Sanctis è stato complice di questa situazione paradossale evitando di prendere una posizione netta, propinando al tecnico un out out: o firmi ora con noi o parli con il Napoli ma rinunci alla nostra panchina. Questo segnale di debolezza ha permesso ai giocatori di andare al  braccio di ferro con la società, restando senza conseguenze. Si veda quanto permesso a Dia. Per il resto il mercato è stato un totale disastro, tutti gli obiettivi sono falliti, si vedano Miretti e Ranocchia. Ad arrivare solo giovani, alcuni talentuosi come Martegani e Tchaouna altri ancora da inquadrare come Stewart. Nessuno con esperienza in Serie A, nessun degno sostituto di Bonazzoli e Piatek. Non che investire in giovani sia un male, anzi per società come Udinese e Atalanta tale modus operandi ha permesso di strutturare progetti sostenibili e vincenti. Ciò che fa sorridere è il modo con cui questi giovani sono stati individuati, uno in particolare il già citato Stewart, che fu posto all’attenzione degli scout da un’intelligenza artificiale. Ecco quando si cerca di imitare la strategia di altre società occorre prendere spunto anche dai metodi di scouting, per esempio l’Udinese ha scout sparpagliati in mezzo mondo. Altra soluzione è quella di affidarsi a un ds come Corvino che ha maturato le sue enormi competenze sui campi lacerati dell’ex Jugoslavia, non sul lungomare di Salerno.

Riscatti e con pochi fondi

A chi si pose i primi dubbi sui mancati acquisti fu risposto che la Salernitana aveva operato dei riscatti, che aveva solo giovani di proprietà a differenza di altre squadre. Tra questi giovani il “capitano dell’under 21”. Eppure ci sono squadre come Frosinone che proprio grazie ai prestiti secchi ha allestito una formazione che naviga a una media punti che attualmente garantisce un campionato da metà classifica. Proprio in merito ai ragazzi del Frosinone ce n’è uno che avrebbe potuto vestire i colori dei Cavallucci, si tratta di Soulè. Tuttavia, proprio De Sanctis ha precisato che il mancino di proprietà della Juventus non rientrava nei piani tecnici della Salernitana. De Sanctis non ha avuto grossi fondi, ma non è stato capace di inventarsi qualcosa di fantasioso, non ha saputo ottenere dei prestiti né ha preso giocatori svincolati. La mancanza di budget non può essere un’attenuante anche perché le concorrenti dirette non hanno di certo sostenuto campagne acquisti faraoniche.

Non si vive di rendita

Qualche sostenitore può dire che il DS ha firmato giocatori che hanno fatto le fortune recenti del club come Dia, Tuttavia, non si vive di rendita, né di gratitudine nel calcio. I Salernitani lo sanno bene visto che nell’ultima retrocessione dalla massima serie, fu proprio l’amore incondizionato per Delio Rossi a determinare il ritorno in cadetteria. tra l’altro proprio  De Sanctis ha contribuito alla svalutazione del valore dei calciatori che ha ingaggiato lo scorso anno. De Sanctis  attualmente non è in condizione di gestire una campagna acquisti per ottenere la salvezza, sarebbe giusto dunque metterlo da parte, soprattutto per la mancanza di personalità in certi situazioni. E no la personalità non si esprime “minacciando” in inglese maccheronico i dirigenti di altri club, con un tono che ricorda la caricatura dei personaggi italoamericani di Francis Ford Coppola, ma facendosi rispettare in primis dai propri calciatori. Carmine Infante

 

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