GELBISON:L’ENNESIMO ESILIO DI UNA SQUADRA “NOMADE”

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La Gelbison ha giocato l’ultima giornata d’andata del girone H di serie D allo stadio “Carrano” di Santa Maria, lasciando per questa stagione il “Guariglia” di Agropoli. A causare questo esilio, l’ennesimo smacco della città di Agropoli a Puglisi. Il presidente dei vallesi è stato costretto a chiedere ospitalità a Tavassi per avere un campo su cui giocare. Continua, dunque, il “nomadismo” (parola usata da Puglisi stesso) della Gelbison. La società più solida e ambiziosa del Cilento non ha una casa, né a Vallo né ad Agropoli, dove Puglisi ha sempre fatto confluire ingenti risorse.

Il motivo della discordia

La città di Agropoli ha fatto sentire la Gelbison, sempre, ospite sgradito. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la manutenzione del terreno di gioco. I Vallesi hanno sborsato più di 35 mila euro per le varie rizollature e per le diverse semine al “Guariglia”. La  richiesta al comune di Agropoli era quella di assumere un custode che potesse curarsi di impedire a chiunque di passeggiare sul campo, neutralizzando l’investimento fatto. Gli amministratori hanno risposto subito presente garantendo la massima disponibilità, ma solo a parole. Quando l’ultimo oneroso intervento dei giardinieri è stato rovinato da ignoti, Puglisi ha deciso di “migrare” al “Carrano”. Nella scelta ha pesato anche la mancanza di disponibilità della dirigenza dei Delfini. La richiesta rossoblù era quella di spostare una gara dell’US a Capaccio Capoluogo, in modo da non sovraccaricare troppo il campo, facendo attecchire la semina. Ciò è accaduto nel periodo in cui la Gelbison si era spostata ad Angri, per la sfida contro il Rotonda. La replica da parte dell’US si è risolta in un silenzio beffardo.

L’ultimo intervento della Gelbison ad Agropoli

E’ inutile enumerare le migliorie fatte dalla società vallese al “Guariglia”, in quanto sono sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi mesi i Leoni sono intervenuti per salvare Agropoli da una figuraccia. Alcuni hanno costruito una società di calcio femminile la “Dolphin”, promettendo mari e monti alle calciatrici, alle famiglie allo staff. C’è chi ha lasciato un lavoro stabile per trasferirsi nella città di Agropoli a inseguire questo sogno “pallonaro”. Ben presto, però, le casse della società si sono prosciugate e hanno lasciato a secco tutti. Da Eldorado a valle delle lacrime (tutt’altro che metaforiche) in una manciata di giorni. Impossibile proseguire il campionato in questa situazione. A salvare questa piccola realtà e la passione di queste ragazze, è intervenuto proprio Puglisi, che con i suoi dirigenti è riuscito a ridare una dignità a tanti e tante. Il tutto nonostante molti, tra i quali il sottoscritto, consideravano esoso e poco sostenibile l’intervento. Adesso grazie alla Gelbison queste ragazze potranno continuare il campionato e giocarsi una chance di vestire i futuro il Rossoblù.

La situazione a Vallo della Lucania

Solidarietà scarsa alla Gelbison anche a Vallo della Lucania. Il campo del “Morra” non è pronto, non lo è da tempo. Tuttavia; piovono le accuse di chi pensa che la Gelbison abbia deciso di non tornare più nella sua città natia. Puglisi alla conferenza stampa post Fidelis, si è presentato col sorriso. “Chi perde e ride è scemo, io sono scemo”, ha dichiarato ironico prima che si accendessero i microfoni. Una frase laconica, ma profonda. Come a dire, che a pesare non è la sconfitta, bensì lo smacco di chi non solo non risolve il problema stadio, ma passa le giornate a sputare veleno. La Gelbison ha una scuderia che comprende 18 squadre, a Vallo della Lucania non ci sono abbastanza campi. Ciò è oggettivo. Da qui la condanna a un’erranza continua. Un esodo tra Agropoli, Solofra, Castelnuovo, Santa Maria, Angri. La Gelbison è una squadra che da progetti societari è “città e territorio”, ma per colpa di molti (non della gestione Puglisi”) è senza fissa dimora. Carmine Infante

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